Battaglia di Eliopoli (1800)

Battaglia di Eliopoli
parte delle guerre rivoluzionarie francesi
Battaglia di Eliopoli, di Léon Cogniet
Data20 marzo 1800
LuogoEliopoli
EsitoVittoria francese
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
1000060000
Perdite
da 200 a 300 fra morti e feriti8000 morti
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La battaglia di Eliopoli fu una vittoria francese che l'Armata d'Oriente, al comando del generale Jean-Baptiste Kléber, riportò sull'esercito ottomano.

Allo scopo d'evacuare onorevolmente l'Egitto con le proprie truppe e poter così partecipare alle azioni militari in Europa, Kléber intavolò negoziati con gli ottomani e gli inglesi, che si chiusero con un accordo il 23 gennaio 1800 ad El Arich. Tuttavia l'applicazione dell'accordo si rivelò inattuabile a causa dei dissensi nati in seno ai comandanti inglesi, agli indugi del sultano ed alla ripresa delle ostilità.

L'ammiraglio britannico Keith non rispettò gli accordi di El Arich e Kléber si rifiutò di capitolare, riprendendo le ostilità. Britannici e turchi ritenevano che l'Armata d'Oriente fosse troppo debole per resistere loro e Nassif Pascià, alla testa dell'armata ottomana, marciò su Il Cairo, la cui popolazione insorse contro i francesi occupanti, a seguito di un suo appello. Ma i francesi contrattaccarono, riportando il 20 marzo 1800 la vittoria presso Eliopoli.

Situazione dell'Egitto dopo Bonaparte

Dopo la partenza di Bonaparte, la direzione dell'Armata d'Oriente fu conferita al generale Jean-Baptiste Kléber. Nonostante le numerose ricchezze che l'Egitto poteva fornire alla Francia e senza tener conto dell'effettiva situazione dell'armata, Kléber scrisse al Direttorio un rapporto nel quale denunciava la fuga di Bonaparte e le condizioni catastrofiche dell'Armata, esprimendo la sua volontà (e quella di una parte dell'armata) di rientrare in Francia.

Questo progetto di evacuare l'Egitto era contrario alle istruzioni lasciate dal Bonaparte nella sua ultima lettera a Kléber. Immaginandosi le condizioni che avrebbero potuto mettere l'Armata d'Oriente nella necessità di lasciare il suolo egiziano, Bonaparte aveva scritto:

(FR)

«Mais si, au printemps prochain, vous n'avez reçu ni secours ni instructions, si la peste avait détruit au-delà de 1500 hommes, indépendamment des pertes de la guerre; si une force considérable, à laquelle vous seriez incapables de résister, vous pressait vivement de négocier avec le vizir ; consentez même s'il le faut à l'évacuation [...]»

(IT)

«Ma se nella prossima primavera non avrete ricevuto né aiuti né istruzioni, se la peste avrà messo fuori combattimento più di 1500 uomini, indipendentemente dalle perdite belliche; se una forza considerevole, alla quale voi non sarete in grado di resistere, vi obbligherà decisamente a negoziare con il visir; acconsentite, se sarà necessario, anche a un'evacuazione. [...].»

Kléber era molto lontano dai casi previsti da Napoleone: non si erano verificati casi di peste, gli effettivi erano ancora numerosi e parecchi cristiani d'Egitto (greci, siriani e copti) chiedevano di arruolarsi nell'armata francese. Pertanto Kléber sognava sempre più un'evacuazione onorevole del Paese.

Nel settembre 1799, avendo acquisito la conquista dell'Alto Egitto, il generale Desaix venne richiamato da Kléber, il quale pensava di poter sfruttare la sua notorietà per intraprendere negoziati con il visir ottomano, la cui armata cominciava ad avvicinarsi alla avanguardie francesi in Egitto.

Da parte sua William Sidney Smith, ammiraglio della flotta britannica che pattugliava le coste dell'Egitto, iniziò a convogliare truppe turche (8000 giannizzeri) destinate ad occupare Damietta. Un primo sbarco di 4000 giannizzeri iniziò il 1º novembre 1799. Questi furono prontamente respinti dai soldati francesi agli ordini del generale Verdier, che impedirono anche lo sbarco dei rimanenti 4000. Le perdite turche furono considerevoli: 3000 di essi perirono ed i rimanenti 1000 furono fatti prigionieri, mentre fra i ranghi francesi si contarono solo due morti e cento feriti.

I primi negoziati

Nonostante questa vittoria Kléber continuò a preparare l'evacuazione del Paese. Inviò quindi un emissario in Siria, presso il visir, molto ben accolto grazie ai buoni uffici dell'ammiraglio inglese Sidney Smith. Quest'ultimo continuava a presentarsi come plenipotenziario della Corona Britannica, funzione che non svolgeva più dall'arrivo di lord Endghin, che ne aveva preso il posto. Kléber intavolò quindi trattative con un interlocutore del quale non conosceva esattamente la qualifica.

I negoziati ebbero inizio sul vascello dell'ammiraglio Smith, il Tigre, nel porto di Damietta. Plenipotenziario francese era il generale Desaix, che si opponeva all'evacuazione dell'Egitto. Egli espose le condizioni di Kléber: evacuazione onorevole via mare delle truppe francesi, con tutto il loro equipaggiamento, armi e munizioni; restituzione alla Francia delle isole di Corfù, Zante, Cefalonia e Malta; rottura dell'alleanza fra Impero ottomano, Russia e Gran Bretagna. Smith respinse queste condizioni sostenendo che, implicando la competenza di più nazioni, non potevano essere di competenza di un semplice plenipotenziario.

I negoziati si limitarono quindi agli argomenti più urgenti: l'evacuazione dei feriti e degli scienziati. Questo argomento rientrava nei poteri di Smith, che acconsentì senza fare particolari obiezioni.

Per quanto riguardava l'armistizio, Smith dichiarò che, in attesa dei plenipotenziari delle nazioni coinvolte, egli avrebbe messo al corrente delle richieste francesi il visir, che risiedeva a Gaza ed accettò una tregua d'armi.

Allorché l'ammiraglio britannico giunse presso il visir, le truppe turche, con l'aiuto di ufficiali britannici, conquistarono il forte di d'El Arish, massacrando un centinaio di soldati francesi: la lettera di Smith riguardante la tregua non era giunta in tempo per impedire la conquista del forte. Smith si affrettò a scrivere una lettera che spiegava i motivi di quanto avvenuto a Kléber, che reagì senza grande indignazione.

A causa del vento Desaix e gli altri rappresentanti francesi non poterono sbarcare a Gaza che l'11 gennaio e giungere ad El Arish che il 13.

Convenzione di El Arish

Lo stesso argomento in dettaglio: Convenzione di El Arish.

I colloqui iniziarono in modo burrascoso: il visir esigeva che l'armata francese si costituisse prigioniera. Smith ristabilì la situazione, proponendo varie condizioni onorevoli.

Stabilitosi a Salalieh, Kléber cambiò le sue posizioni, rinunciando ad alcune pretese, fra le quali quelle riguardanti le isole ionie e Malta, ma pretese la rottura del patto Russo-Anglo-Ottomano. Dopo parecchie ore di trattative, si convenne che le ostilità sarebbero cessate entro tre mesi, il tempo necessario al visir a raccogliere nei porti di Rosetta, Alessandria ed Abukir una flotta sufficiente a provvedere all'evacuazione delle truppe francesi. I forti di Katieh, Salalieh e Belbeïs, siti vicino alla Siria, dovevano essere ceduti dai francesi entro 10 giorni dalla firma del trattato, quello de Il Cairo 40 giorni dopo.

Smith si impegnò a fornire i passaporti all'armata, ma i negoziatori francesi non si accorsero che l'ammiraglio Smith, presunto rappresentante della Gran Bretagna, non firmò gli accordi, negligenza gravida di conseguenze funeste. Nonostante questa palese mancanza, la convenzione di El Arish venne promulgata il 28 gennaio 1800.

Cause della battaglia

La convenzione di El Arish non venne ratificata dalle autorità britanniche. Informato della cosa dall'ammiraglio Sidney Smith, Kléber riprese le ostilità.

Inglesi ed ottomani ritenevano che l'Armata francese fosse troppo debole per resistere e Yussuf Pascià marciò su Il Cairo, la cui popolazione si rivoltò contro i francesi.

Svolgimento della battaglia

L'esercito francese, forte di 13000 effettivi, racchiusosi efficacemente in più formazioni a quadrato, riuscì a respingere tutte le varie ondate della cavalleria ottomana in una battaglia che durò fino a notte fonda. Le perdite ottomane furono di circa 8000 uomini su una forza complessiva di 50-60000, mentre le perdite francesi furono di circa 600 soldati.

Conseguenze

Kléber, sbaragliato l'esercito ottomano a Eliopoli, si rivolse verso Il Cairo, ove in breve tempo domò la rivolta. Questa fu però l'ultima impresa vittoriosa francese: poco dopo Kléber, fu vittima di un attentato perpetrato ai suoi danni da uno studente siriano e rimase ucciso. Il suo posto come comandante dell'Armata francese passò al generale Jacques François Menou.

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