Benitoite
Benitoite | |
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Classificazione Strunz | VIII/E.01-10 |
Formula chimica | BaTiSi3O9[1][2][3][4] |
Proprietà cristallografiche | |
Sistema cristallino | trigonale[1][2], esagonale[3][4] |
Classe di simmetria | ditrigonale-dipiramidale[3][4] |
Gruppo puntuale | 6 m2[3][4] |
Gruppo spaziale | P 6c2[3], P 62c[4] |
Proprietà fisiche | |
Densità | 3,64-3,68[1], 3,6[3], 3,65[2][4] g/cm³ |
Durezza (Mohs) | 6[1][3][4]-6,5[1][2][3][4][5] |
Sfaldatura | assai poco evidente[1], povera secondo {1011}[3] e secondo {1011}[4] |
Frattura | concoide[3][4] |
Colore | vedi testo |
Lucentezza | vitrea[3][4] |
Opacità | trasparente[3][4][5], traslucida[3][4][5] |
Striscio | bianco[3] |
Diffusione | rarissimo[1] |
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale |
La benitoite è un minerale, un silicato di bario e titanio, appartenente al gruppo omonimo. La benitoite diventa fluorescente sotto ad una luce ultravioletta, apparendo di colore azzurro.
Etimologia
Il nome deriva dalla località di San Benito in California[2][3][4][5].
Abito cristallino
L'abito più comune è quello piramidale, si possono anche trovare cristalli di benitoite tabulari di forma triangolare ma comunque non raggiungono mai grosse dimensioni (non superano i 5 cm). L'abito è il suo marchio distintivo, infatti, essendo in qualche modo molto particolare e diverso da quelli degli altri minerali e gemme.
Origine e giacitura
La benitoite si rinviene nelle fessure piene di natrolite all'interno del serpentino alterata parzialmente nell'anfibolo (crossite) con neptunite, joaquinite-(Ce) e jonesite[1], in seguito a cristallizzazione da soluzioni idrotermali particolarmente ricche di elementi particolari come il bario e il titanio (che formano poi una parte della molecola della benitoite).
Storia
Il nome deriva dalla località californiana San Benito dove questo minerale, nel 1906, venne rinvenuto per la prima volta da Couch. Inizialmente lo associò allo zaffiro ma Louderback nel 1907 lo smentì, provando che si trattava di una nuova specie di minerale. Il 1º ottobre del 1985 viene nominata dalla legislatura gemma ufficiale dello Stato della California.
Colore
Il colore che più comunemente presenta questo minerale è il blu ma possiamo trovarla anche giallo chiaro[senza fonte], azzurro, rosa, violaceo ed incolore. Alcuni cristalli possono essere zonati: si diminuisce la tonalità dal bordo al centro (blu→incolore). Ha fluorescenza blu alle radiazioni ultraviolette e ai raggi X[senza fonte].
Il minerale è azzurro[1], o azzurro-violaceo più o meno carico limpido[2], blu zaffiro[2], raramente incolore o roseo[1], spesso trasparenti[1], azzurro tendente al perlaceo[5], blu[3], viola[3], bianco[3][4], incolore[3][4], blu zaffiro[4], rosa[4].
Forma in cui si presenta in natura
In cristalli a sezione triangolare, piuttosto piatti[1], a volte tagliabili come gemme[1][2]. I cristalli, tuttavia, non superano il carato[5].
Caratteristiche chimico fisiche
- Indici di rifrazione[1]:
- ω: 1,654
- ε: 1,708
- Peso molecolare: 413,46 gm[3]
- Fluorescenza: ai raggi UV corti: azzurro[1], blu[3]
- Dispersione: 0,044[6]
- Pleocroismo: molto marcato[5], dall'incolore al blu[5], da azzurro chiarissimo a blu zaffiro cupo[6]
- Indice di fermioni: 0,08[3]
- Indice di bosoni: 0,92[3]
- Fotoelettricità: 146,17 barn/elettrone[3]
- Massima birifrangenza: δ = 0,046[4]
Note
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o Carlo Maria Gramaccioli, Francesco Demartin e Matteo Boscardin, VIII. Silicati, in Come collezionare i minerali dalla A alla Z, vol. 3, Milano, Alberto Peruzzo editore, 1988, pp. 688-689.
- ^ a b c d e f g h E. Artini, Classe VI. Sali ossigenati, in I minerali, 6ª ed., Milano, Ulrico Hoepli, 1981, pp. 509-510, ISBN 88-203-1266-2.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x (EN) Webmin, su webmineral.com.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u (EN) Mindat, su mindat.org.
- ^ a b c d e f g h Gabriella Perini, Pietre azzurre e blu, in Gemme, pietre dure e preziose, Segrate, Ardoldo Mondadori editore, 1994, p. 185, ISBN 88-04-387726.
- ^ a b gemmologia, in Come collezionare i minerali dalla A alla Z, vol. 3, Milano, Alberto Peruzzo editore, 1988, pp. 812-813.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- (EN) Webmin, su webmineral.com.