Dolfin (famiglia)
Dolfin | |
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Stato | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]()
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Titoli |
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Fondatore | Giovanni Gradenigo (leggenda) |
Data di fondazione | fra il V e il IX secolo |
Data di estinzione | fiorente |
Etnia | italiana |
Rami cadetti | Dolfin di San Canciano [N 2] Dolfin di San Pantalon (1521-1798) |

I Dolfin (talvolta italianizzati in Delfino, Delfini e Delfin) sono una famiglia nobile veneziana. Già inclusa nel patriziato in quanto famiglia evangelica, è considerata una delle più cospicue, potenti e antiche (Longhi) della storia della Serenissima.
Tra i suoi appartenenti, Giovanni Dolfin ricoprì il ruolo di doge della Repubblica di Venezia. Numerosi membri della famiglia fuorono uomini di chiesa al servizio del papa in qualità di vescovi e cardinali. I discendenti della famiglia, nel corso dei secoli, hanno ricoperto importanti ruoli politici.
Storia
Cronaca Pseudo-Giustiniana
La Cronaca Pseudo-Giustiniana menziona i Dolfin tra le "case vecchie" dei Proles Nobilium Venetorum[5] che, insieme ai Gradenigo, formavano un unico casato appartenente ad un'élite di tribuni che governarono le isole venete in tempi di dominio bizantino.[6] Sempre secondo la cronaca, i Dolfin-Gradenigo provenivano dai tribuni di Torcello soprannominati Gradensicus, perché discendenti di Gardocus, patrizio romano, della gens Memia, fondatore della città di Grado, ed i cui discendenti fuggirono da Aquileia a Torcello dopo le invasioni barbariche della penisola italiana nell'anno 452.[7]
Altre cronache post-imperiali indicano Giovanni Gradenigo, vissuto attorno al 1040 (altri lo collocano verso il 452, quando vivevano ancora in terraferma,[8] altri ancora nel IX secolo)[9], come probabile capostipite, in quanto soprannominato "Delfino" per una sua gibbosità o per l'abilità nel nuoto.[2][3] Per questo motivo, entrambe le famiglie vengono spesso considerate come un unico "clan" e annoverate tra le "case vecchie", il gruppo più prestigioso del patriziato veneziano.[10] Taluni, invece, li ritengono derivati dai Memmo.[3]
Tuttavia, di queste informazioni sull'origine della famiglia, mancano riscontri documentari, pertanto nulla di certo si può dire dei Dolfin sino al 997, quando un Giovanni Dolfin e un suo omonimo sottoscrissero un accordo tra alcune famiglie veneziane.[8] Nel 1074, in una convenzione a favore del patriarcato di Grado, compare il nome di Piero Dolfin,[8] mentre nel 1095 Domenico Dolfin, detto della Ca' Grande, risulta procuratore di San Marco. Nel 1114 ricopriva la medesima carica suo figlio Giovanni, e così un Guglielmo Dolfin da Santa Sofia nel 1155.[3]
Inizio della genealogia
La precisa genealogia dei Dolfin ci è nota a partire da un Gregorio, che fu duca di Candia nel 1240. Allo stesso è attribuito il disegno dello stemma odierno, in sostituzione di un precedente che riportava un solo delfino d'oro.[11] La scelta dei tre delfini nell'odierno scudo è ignota: probabilmente è un riferimento ai tre figli maschi di Gregorio, oppure ai vari significati simbolici del numero 3.[8]
I Dolfin furono una delle famiglie più attive nella vita pubblica veneziana, già prima della Serrata del Maggior Consiglio del 1297, mantenendo un ruolo di primo piano anche nel XIV secolo. Nel medesimo periodo cominciarono ad interessarsi agli affari in Oriente.[3]
In questo periodo di grande splendore spicca la figura di Giovanni di Benedetto (1303 ca.-1361), prima diplomatico presso l'impero Bizantino, quindi combattente nella guerra del 1350-54 contro la Repubblica di Genova, infine eletto doge nel 1356, incarico che ricoprì fino alla sua morte, avvenuta cinque anni dopo.[3]
A consolidare l'ascesa della famiglia vi fu anche una fiorente attività finanziaria, intrapresa dai cosiddetti Dolfin dal Banco. Addirittura, sino al Cinquecento, quando lo Stato monopolizzò la compravendita di denaro, essi risultano talmente assorbiti da questi impegni che la loro partecipazione alla vita pubblica sembra affievolirsi.[3]
Palazzo Dolfin Manin fu commissionato da Giovanni (detto Zuanne), figlio di Lorenzo del ramo di S. Salvador di Riva del Ferro,[12] fra l'altro, membro della Compagnia della Calza e degli Accesi: quarto figlio di sei, di Giovanni e di Chiara Vendramin, fu Andrea (1541-1602), procuratore di San Marco.[12] Da non confondersi quest'ultimo con il banchiere Andrea (1508-1573), di Giovanni (detto Zuanne) di Daniele (tutti esponenti del ramo, già citato, detto del Banco), membro del Consiglio dei Dieci, sposato con Cristina Mocenigo, dai quali si ricordano fra i figli: Giovanni (1529-1584) vescovo di Torcello e Brescia, Daniele (1530-1572), Benedetto (1539-1615), Leonardo (†1576).[12]
Tornarono successivamente in auge, orientandosi prevalentemente verso gli incarichi diplomatici. Il membro più illustre di questi secoli è indubbiamente Giovanni (1545-1622), figlio di Giuseppe (detto Iseppo), ambasciatore nella Confederazione polacco-lituana, Spagna asburgica, Regno di Francia e Santa Sede, camerlengo, vescovo e cardinale.[3]
Tra il XVII e il XVIII secolo alcuni membri si distinsero nelle imprese navali contro l'Impero Ottomano: Giuseppe di Nicolò (1622-1657) prese parte alla spedizione dei Dardanelli del 1654, mentre Daniele detto Girolamo (1656-1729) partecipò alla guerra di Morea del 1684 e sconfisse le navi ottomane a Metelino,[3] vincendo dunque la battaglia.
Uno dei rami era quello di San Pantalon,[8] estintosi nel 1798 con la morte di Daniele Andrea, il quale coprì numerose cariche politiche sia sotto la Serenissima, in qualità di ambasciatore sia presso il Sacro Romano Impero[13] che sotto i Francesi.[2] Egli ebbe modo di avere un rapporto epistolario con lo statista americano Beniamino Franklin: ciò gli permise di intraprendere l'introduzione del parafulmine e della stufa Franklin[14] nell'allora Venezia occupata. Questo scambio non fu solo amicale, bensì anche diplomatico: Daniele Andrea infatti ebbe il ruolo, in qualità di ambasciatore, di portare in Senato la richiesta statunitense di redigere un trattato di amicizia e commercio con la Serenissima.[15] Il testo recita:
Settembre 1784
A Sua Eccellenza il Cavalier Delfino Ambasciatore della Repubblica di Venezia in Passy presso Parigi,
Signore! gli Stati generali d'America radunati in Congresso giudicando che una corrispondenza fondata sui principii di eguaglianza, reciprocità ed amicizia fra i detti Stati Uniti e la Serenissima Repubblica possa essere di scambievole vantaggio ad ambe le nazioni, in data del 12 di maggio passato spiccarono le loro commissioni sotto il sigillo dei medesimi Stati ai sottoscritti, come lor ministri plenipotenziarii, dando ad essi o alla lor maggiorità la plenipotenza ed autorità di conferire e negoziare per gli Stati stessi ed in pro nome con l'ambasciatore della Serenissima Repubblica di Venezia, munito che sia del necessario potere relativo ad un trattato d'amicizia e di commercio, di fare e ricevere proposizioni per tale trattato, concludere e sottoscrivere lo stesso, trasmettendolo ai suddetti Stati Uniti radunati in Congresso, per la finale ratificazione. Noi abbiamo ora l'onore d'informare V. E. d'aver ricevuto questa commissione nella dovuta forma ed esser qui pronti ad entrare nelle negoziazioni, ogni qual volta sarà Lei fornita d' una plenipotenza dalla detta serenissima Repubblica di Venezia a tale oggetto.
Abbiamo inoltre l'onore di chiedere da V. E. che voglia ciò partecipare alla di lei Corte e di essere con tutto il rispetto Di V. E. umilissimi obbedientissimi servitori
Periodo post-illuminista
Nel XIX secolo la famiglia fece parte dell'alta nobiltà del Regno Lombardo-Veneto, appartenente dunque alla Monarchia asburgica. Nel 1817 la famiglia ottenne la conferma nobiliare italo-austriaca e fra il 1819 e il 1820 lo status di conte austriaco. La famiglia servì anche l'imperatore d'Austria[16]: i conti Leonardo e Giovambattista Dolfin-Boldù in qualità di ciambellani nel 1838[17][18][19], mentre l'Imperatrice nominò la moglie del primo,[20] Anna Maria Coninck, Dama dell'Ordine della Croce stellata nel 1825,[21] mentre Lucrezia Dolfin come sua dama di compagnia nel 1839.[22] Nel 1841 Leonardo Dolfin ottenne ufficialmente la nobiltà dell'Impero Austriaco.[23]
Enrico Dolfin, nato probabilmente nel 1911 e morto a Roma il 22 novembre 1992, sposò Bianca Lanza di Casalanza. Il Conte nel 1983 ha lasciato all'Istituto Etnografico della Sardegna l'archivio di Giorgio Asproni (1807-1876) di cui la madre di Enrico Dolfin, una Asproni, era discendente in quanto nipote di Giorgio Asproni (1841-1936).[senza fonte]
Nel XX secolo spicca la figura di Enzo, laureato in scienze politiche alla Farnesina (allora università) ed allenatore della Reggina e del Catanzaro. Ad oggi la famiglia sussiste.[3]
Membri illustri
Come accadde per molte altre famiglie nobiliari, la famiglia Dolfin diede alla Chiesa cattolica numerosi prelati, tra cui vari cardinali, patriarchi e arcivescovi.
Cardinali
Vescovi
Immagine | Stemma | Nome | Nascita | Nominato/Consacrato o Elevato arcivescovo | Morte | Incarichi arcivescovili | Altri incarichi |
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![]() | Angelo Dolfin | ignota | 19 agosto 1336 | Vescovo di Castello (1328-1336) | Preposito di Ravenna [24] Arcipresbitero di Padova [24] | ||
![]() | Orso Dolfin | 1353 o 1354 | 1367 | Vescovo di Capodistria (1347-1349) Arcivescovo di Candia (1349-1361) Patriarca di Grado (1361-1367) Amministratore apostolico di Candia (1361-1363) Amministratore apostolico di Modone (1363-1367) | |||
![]() | Leonardo Dolfin | 1353 o 1354 | inizio del 1415 | Vescovo di Cittanova dell'Estuario (1382-1387) Arcivescovo di Creta (1387-1392) Arcivescovo, titolo personale, di Castello (1392-1401) Patriarca di Alessandria d'Egitto (1401-1402) Amministratore apostolico di Cittanova d'Istria (1401-1408) Arcivescovo di Creta (Candia) (1408-1415) | |||
![]() | Giovanni Dolfin | 30 maggio 1529 | 3 gennaio 1563 da papa Pio IV | 1º maggio 1584 | Vescovo di Torcello (1563-1579) Vescovo di Brescia (1579-1584) | ||
![]() | Gentile Dolfin | 1559 circa | 18 dicembre 1596 da papa Clemente VIII | 4 marzo 1601 | Vescovo di Camerino (1596-1601) | ||
![]() | ![]() | Dionisio Dolfin | 1663 | 13 agosto 1734 | Patriarca di Aquileia (1579-1584) | ||
![]() | ![]() | Giovanni Paolo Dolfin C.R.L. | 4 gennaio 1736 | Nominato il 27 giugno 1774 da papa Clemente XIV
Consacrato il 3 luglio 1774 dal cardinale Lodovico Calini | 19 maggio 1819 | Vescovo di Ceneda (1774-1777) |
Abati
Immagine | Stemma | Nome | Nascita | Nominato abate | Morte | Incarichi |
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![]() | ![]() | Pietro Dolfin | 25 novembre 1444 | 15 gennaio 1525 | 15 gennaio 1525 | Generale dell'Ordine camaldolese (1471-1514) |
Politici
Immagine | Stemma | Nome | Nascita | Morte | Incarichi |
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![]() | ![]() | Giovanni Dolfin | Venezia, 1303 | Venezia, 12 luglio 1361 | Giudice di petizion (1345) Procuratore di San Marco de supra (1350) 57º doge della Repubblica di Venezia (1356-1361) |
![]() | ![]() | Daniele IV Girolamo Dolfin, di Daniele II | Venezia, 1656 | Mestre, 14 aprile 1729 | Provveditore Generale delle Isole (1699) Provveditore Generale da Mar (1714-1716) Ambasciatore nella Confederazione polacco-lituana (1717) |
![]() | ![]() | Daniele I Andrea, di Daniele I Giovanni | Venezia, 22 aprile 1748 | Padova, 1798 | Capitano e vicepodestà di Verona (1775-1777) Ambasciatore della Serenissima presso il Regno di Francia (1780-1786) Ambasciatore della Serenissima presso il Sacro Romano Impero (1786-1793) Savio del Consiglio dei dieci (1793, 1795 e 1796) |
Altre figure
- Domenico Dolfin (1095), procuratore di San Marco;
- Giovanni Dolfin (1114), procuratore di San Marco;
- Guglielmo Dolfin (1155), procuratore di San Marco;
- Domenico Dolfin (1216), duca di Candia;
- Gregorio Dolfin (1240), duca di Candia;
- Giacomo Dolfin (1261), (ramo di San Canciano) duca di Candia;
- Baldovino Dolfin (1275 ca.- dopo il 1335), (ramo di Santi Apostoli), politico;
- Zorzi Dolfin (1396-1458), (ramo di San Canciano) autore di una Cronicha dela nobil cità de Venetia et dela sua provintia et destretto (dalle origini al 1458);
- Jacopo Dolfin (Venezia, 1465 - Venezia, 26 gennaio 1507), (ramo di San Canciano) figlio di Pietro di Giorgio e di Margherita di Giovanni Contarini, commissionò al pittore Giovanni Bellini una pala d'altare in memoria dei suoi genitori e una Sacra conversazione nella cappella di famiglia, presso la chiesa di S. Francesco della Vigna;
- Flaminio Dolfin o Delfini, generale dell'esercito e comandante della flotta dello Stato Pontificio;
- Caterina Dolfin (1736-1793), poetessa.
Linea genealogica del ramo San Pantalon
Il ramo cadetto più noto dei Dolfin, il San Pantalon, prende il nome dalla chiesa omonima ubicata a Venezia. Esso è costellato di personalità religiose e di spicco della politica veneziana: nasce col Doge Giovanni Dolfin all'inizio del XVI secolo e finisce con la morte, nel 1798, dell'ambasciatore Daniele Andrea Dolfin, in quanto i figli gli furono premorti.[25]
Benedetto *~1479 †1527 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Iseppo *1521 †1585 | Piero | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lucia | Cecilia | Orsa | Benedetto *1543 †1603 | Daniele *1545 †? | ![]() Giovanni *1545 †1622 | Daniele *1549 †1623 | ![]() Dionisio *1556 †1626 | Pietro *1557 †? | Andrea *1559 †1600 | Fiordalisa | Elisabetta | Pietro *~1562 †1593 | |||||||||||||||||||||||||
Giuseppe *1579 †1580 | Giuseppe *1580 †1626 | Nicolò *1581 †1644 | Giovanni Pietro *1589 †1659 | Giovan Battista *1591 †1637 | Daniele Dolfin III *1593 †1631 | Dionisio Dolfin II *1596 †1634 | Giuseppe *1582 †1623 | Giovanni I *1583 †1616 | Nicolò *1591 †1669 | ||||||||||||||||||||||||||||
Giovanni Pietro *1611 †? | ![]() Giovanni *1617 †1699 | Marietta | Pietro Carlo *1618 †? | Giuseppe *1622 †1657 | Dionisio *1624 †1671 | Marcantonio *1625 †1668 | Daniele IV *1629 †? | Daniele II Andrea *1631 †~1707 | |||||||||||||||||||||||||||||
Daniele I Nicolò *1652 †~1723 | ![]() Daniele II Marco *1653 †1704 | Daniele III Zuane [N 4] *~1654 †1729 | Daniele IV Gerolamo *~1656 †1729 | ![]() Dionisio *~1663 †1734 | |||||||||||||||||||||||||||||||||
![]() Daniele III Daniél *1688 †1762 | Daniele IV Andrea *~1689 †? | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Daniele I Giovanni *1725 †1752 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Daniele I Andrea *1748 †1798 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Palazzi
Veneto
Venezia
- Palazzo Dolfin Manin (San Salvador, San Marco)
- Ca' Dolfin (Università Ca' Foscari; San Pantalon, Dorsoduro)
- Palazzo Dolfin (San Tomà, San Polo)
- Palazzo Dolfin (San Lorenzo, Castello)
- Palazzo Dolfin Bollani (Santa Marina, Castello)
- Palazzo e palazzetto Dolfin (Santi Apostoli, Cannaregio)
Venezia provincia
- Casa Fiandra Dolfin (Mirano)
- Ca' Dolfin, Lippomano, Querini (Cavarzere)
- Villa Dolfin, Fontana, Nascetti, De Ferrari (Scorzè)
Padova
- Villa Dolfin Boldù (Este)
- Palazzo Papadopoli Dolfin Boldù (Padova)
- Palazzo Dolfin Compostella (Padova)
- Villa Dolfin Dal Martello detta "La Mincana" (Carrara San Giorgio)
- Villa Nave, Querini, Correr, Dolfin, Compostella, detta "Ca' Nave" (Cittadella)
Rovigo
- Ca' Dolfin (Rovigo)
- Villa Dolfin (Fratta Polesine)
- Ca' Dolfin Marchiori (Lendinara)
Treviso
- Palazzo Dolfin (Treviso)
- Villa Dolfin Giustinian Recanati (Spresiano)
- Villa Dolfin, Gradenigo (Castelfranco Veneto)[26]
- Villa Priuli, Dolfin, Gritti, Vedovato (Vedelago)
- Villa Rubbi, Rinaldi, Paravia, Baldù, Dolfin, Serena (Ponzano Veneto)
Vicenza
- Palazzo Casale Dolfin (Rosà)
- Villa Dolfin Boldù Cantele (Rosà)
- Villa Dolfin Baggio, detta “Reale” (Rosà)
- Villa Compostella Dolfin Bussandri (Bassano del Grappa)
- Torre Barbarano, Dolfin, Cornaro, Venier, Garzetta, Salvi, Salvioli, Cantarella (San Germano dei Berici)
- Villa Dolfin, Cornaro, Venier, Garzetta, Salvi-Bonin, Savioli-Bonin, Cantarella-Bonin, Mistrorigo-Capparotto-Cantarella (San Germano dei Berici)
Fiuli-Venezia-Giulia
Pordenone
- Villa Correr Dolfin (Porcia)
- Palazzo Dolfin - Spelladi - Porcia (Pordenone)
Udine
Lombardia
Crema
Armoriale
Nel corso dei secoli lo stemma dei Dolfin è cambiato due volte, confermando lo stemma col triplo delfino del 1240, voluto da Gregorio duca di Candia.[11]
- Scudo della famiglia Dolfin[11] (pre-1240)
Galleria d'immagini
- Ca' Dolfin (Università Ca' Foscari)
- Palazzo Dolfin Bollani a Venezia Castello
- Palazzo Dolfin a San Polo
- Villa Correr Dolfin (Porcia)
- Palazzo Dolfin Boniotti (Fratta Polesine)
- Insegna comune ai patriarchi Dolfin a sul timpano della chiesa di Chiesa di Sant'Antonio Abate (Udine)
- Il portale che adorna il lato del Palazzo del Podestà verso piazza dei Signori a Verona è stato commissionato nel 1533 da Giovanni Dolfin a Michele Sanmicheli
- Tiziano Vecellio, Ritratto di Jacopo Dolfin, 1532. Egli fu un ambasciatore al servizio della Serenissima
- Giovanni Bellini, Madonna col Bambino, quattro santi e un donatore o Sacra Conversazione Dolfin. Inginocchiato con le mani in preghiera, il committente Giacomo Dolfin.
- Girolamo Campagna, Busto funerario del procuratore Andrea Dolfin (1541-1602), Venezia, S. Salvador.
- Capitolo sui Dolfin nel Libro de' nobili veneti, Venezia, 1700
- Zecchino del 1356-'61, moneta d'oro con le effigie del doge Giovanni Dolfin.
- A Porta Nuova, mura difensiva edificata tra il 1532 e il 1540 su ordine di Giovanni Dolfin, podestà di Verona.[33] Fra gli armoriali in pietra presenti sulle mura della porta, è presente, in foto a sinistra, lo stemma familiare della famiglia, tuttavia gravemente rovinato.
Nella cultura di massa
- La trama del giallo di Donna Leon del 2000, Friends in High Places, ambientata nella Venezia contemporanea, coinvolge gli attuali discendenti (immaginari) della famiglia Dolfin, i quali sono eccessivamente orgogliosi della loro discendenza dal doge del XIV secolo.
- Caterina Dolfin è la protagonista, assieme a Andrea Tron che fu so marito, del romanzo storico L'amante del Doge, di Carla Maria Russo. La vicenda prende spunto dalla loro relazione, molto discussa nella Venezia del Settecento, e inizia nell'anno 1755, il primo del loro amore.
Note
Esplicative
- ^ vedi Pietro Dolfin
- ^ a b c Anche se questi rami si dividono dalla famiglia principale, non bisogna vederle come dei veri e propri rami cadetti della famiglia. Questo perché esse non hanno uno stemma diverso da quello principale. Un altro motivo è, per via della copiosità con la quale la famiglia procreava e l'utilizzo ciclico degli stessi nomi, l'aggiunta della località veneziana (sestieri) per differenziare i nuclei familiari e la loro discendenza.
- ^ Secondo le ricerche di Samuele Romanin, la lettera in questione in lingua inglese con le sottoscrizioni autografate si trova nella raccolta dei dispacci in Francia dello stesso Daniele, nella filza 261 dell'Archivio.
- ^ Daniel 3° Zuanne, cavaliere della Stola d'Oro e bailo a Costantinopoli, sposò Bianca Bembo Valier, erede del fedecommesso voluto dal doge Silvestro Valier a favore del congiunto Silvestro Bembo (discendente della zia materna Bianca moglie di Benedetto Bembo) con l'obbligo di aggiungere al proprio il cognome Valier. Crf. I palazzi veneziani, testo di Alvise Zorzi; fotografie di Paolo Marton, Udine, Magnus, 1989, p.479.
- ^ a b Stemma utilizzato nel periodo della monarchia asburgica.
Fonti
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- ^ a b c Giuseppe Tassini, Curiosità Veneziane, note integrative e revisione a cura di Marina Crivellari Bizio, Franco Filippi, Andrea Perego, Vol. 1, Venezia, Filippi Editore, 2009 [1863], p. 221.
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- ^ https://accademiaaraldicanobiliare.com/elenco-nobiliari/lettere-a-f/
- ^ La formazione della nobiltà dopo la Serrata - Treccani, su Treccani. URL consultato il 30 novembre 2023.
- ^ Andrea Castagnetti, La società veneziana nel medioevo. I. Dai tribuni ai giudici, Verona, 1992, pp.153. URL consultato il 30 novembre 2023.
- ^ Roberto Cessi, Venetiarum historia vulgo Petro Iustiniano Iustiniani filio adiudicata, Deputazione di storia patria per le Veneze, 1964, pp. 256-258. URL consultato il 13 gennaio 2025.
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- ^ Paul Davies, David Hemsoll e Michele Sanmicheli, Michele Sanmicheli, Electa, 2004, p. 244, ISBN 978-88-370-2804-6.
Bibliografia
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- Giuseppe Bettinelli, Dizionario storico-portatile di tutte le venete patrizie famiglie, Venezia, 1780, p. 61.
- John Temple Leader, Libro dei nobili veneti: ora per la prima volta messo in luce, Firenze, Tipografia delle Murate, 1866, pp. 35-36.
- Bortolo Giovanni Dolfin, I Dolfin patrizi veneziani nella storia di Venezia dal 452 al 1923, con la raccolta delle iscrizioni a loro riguardanti., Belluno, Premiata tipografia commerciale, 1912.
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Collegamenti esterni
- Dolfìn, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Roberto Cessi, DOLFIN o Delfino, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932.
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