Lettera (alfabeto)

Con il termine grafema si indica il segno elementare e non ulteriormente suddivisibile che costituisce l'unità minima dei sistemi di scrittura: un grafema rappresenta un'unità linguistica (un fonema, una sillaba o un morfema).[1] Generalmente i grafemi sono inclusi tra parentesi angolate [2]: ad es. il grafema b. La corrispondenza tra grafemi e fonemi (che viene indagata dalla grafemica) non sempre è biunivoca: ad esempio, in italiano, il fonema /ɲ/ è rappresentato dalla combinazione di due grafemi gn: il gruppo di grafemi gn è comunemente denominato digramma o, più precisamente, "bigrafema".[3]

Tipi di grafemi

A seconda dell'unità linguistica codificata, si individuano tre tipi di grafema:

  • la lettera che rappresenta l'unità grafica minima di un sistema alfabetico, e corrisponde generalmente a un fonema;[4]
  • il sillabogramma che si riferisce all'unità grafica minima di un sistema sillabico e rappresenta cioè la sillaba;[5]
  • il logogramma che rappresenta l'unità grafica minima di un sistema logografico e corrisponde a un morfema: i linguisti recentemente tendono a escludere l'opinione che un sistema di scrittura possa codificare direttamente le idee senza avere da tramite la lingua e quindi generalmente preferiscono scartare i termini ideogramma e pittogramma, nonostante siano spesso comunemente usati.[6]

Grafemi, grafi e allografi

Il grafema è un'entità astratta, frutto dell'analisi compiuta sul sistema di scrittura: ogni grafema è espresso concretamente da un grafo (la terminologia riprende l'opposizione fono-fonema): il grafema dell'alfabeto italiano b, ad esempio, potrà esser via via realizzato da grafi diversi, che possono corrispondere a tipi di carattere diversi nella stampa o alle grafie specifiche delle singole persone che scrivono. Cardona propone di segnare i grafi tra doppie parentesi uncinate « » per evitare confusione con i grafemi. Come per i fonemi, che possiedono allofoni, i grafemi possono avere degli allografi: un allografo è una variante combinatoria (o contestuale), ossia una variante del grafema determinata dal contesto in cui il grafema dovrebbe comparire. Il fatto che compaia l'allografo di un grafema è deciso quindi da ciò che sta prima e dopo il grafema, cioè il suo contesto. Nell'alfabeto italiano si considerano allografi le maiuscole: queste infatti sono usate in contesti specifici, ossia dopo punto fermo, punto interrogativo ed esclamativo e con i nomi propri.

Note

  1. ^ Beccaria, Gian Luigi. 2004. Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica. Torino: Einaudi.
  2. ^ Unicode: LEFT-POINTING ANGLE BRACKET (U+2329) e RIGHT-POINTING ANGLE BRACKET (U+232A). Alcuni font presentano problemi di supporto per questi caratteri e quindi sono sostituite, impropriamente, con i segni matematici di minore < e maggiore >.
  3. ^ Sgall, Petr. 1987. Towards a Theory of Phonemic Orthography. Orthography and Phonology, ed. da Philip Luelsdorff. Amsterdam Philadelphia: John Benjamins Publishing Company.
  4. ^ Lettera, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  5. ^ Sillaba, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  6. ^ Coulmas, Florian. 1994. Typology of Writing Systems. Handbücher zur Sprach- und Kommunikations- wissenschaft. Vol. 10.2. Berlin New York: Walter de Gruyter. 1380-1387.

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