è detta funzione principale di Hamilton, che a meno di una costante arbitraria, è equivalente all'azione. Le funzioni sono le coordinate generalizzate che definiscono lo spazio delle configurazioni del sistema, mentre è il parametro temporale.
Tale equazione si ricava dalla meccanica hamiltoniana trattando come la funzione generatrice di una trasformazione canonica dell'hamiltoniana classica:
.
I momenti lineari coniugati sono definiti come:
dove .
La funzione principale di Hamilton contiene costanti da determinare, di cui una ottenuta integrando e le restanti N denotate con , pertanto si ha che le quantità:
Una trasformazione canonica definita attraverso una funzione generatrice conduce alle seguenti relazioni:
Le equazioni di Hamilton espresse per mezzo delle variabili canoniche e hanno la forma:
Le equazioni Hamilton–Jacobi si ottengono scegliendo una funzione generatrice che annulla la funzione . Di conseguenza, le derivate devono essere nulle e le equazioni di Hamilton hanno la forma:
Le coordinate generalizzate introdotte ed i rispettivi momenti sono costanti del moto. Imponendo che la funzione generatrice sia la funzione principale di Hamilton sommata ad una costante arbitraria:
si giunge alle equazioni Hamilton–Jacobi, in quanto:
da cui:
e dunque:
In modo equivalente, la funzione principale di Hamilton è definita nel seguente modo:
La soluzione di tale integrale è possibile conoscendo l'equazione del moto del sistema. Se si vuole calcolare l'integrale considerando uno spostamento virtuale delle coordinate per una variazione virtuale del tempo , questo corrisponde ad una variazione:
In accordo con il principio variazionale di Hamilton, tale variazione deve essere nulla affinché l'azione sia stazionaria. Sapendo che è una funzione di , e che quindi la sua variazione è anche pari a:
Si possono uguagliare termine a termine le due espressioni tra due istanti di tempo , ottenendo le equazioni di Hamilton-Jacobi:
è pari all'Hamiltoniana . In tal caso le equazioni del moto diventano:
le cui soluzioni non sono costanti:
con condizioni iniziali.
Variabili azione-angolo e moti periodici
In un sistema meccanico si può verificare la presenza di moti periodici per le coordinate prese individualmente. Una condizione restrittiva (ma piuttosto comoda) per cui ciò avvenga è che durante il moto le coordinate non si "disturbino" a vicenda, per cui si suppone che le equazioni di Hamilton non risultino accoppiate, e la Hamiltoniana si possa esprimere come una somma di termini funzioni di una sola coppia di coordinate e momenti:
che in questo caso si può esprimere con la funzione caratteristica di Hamilton, che a sua volta deve essere separabile in una somma analoga:
dunque risulta:
Di conseguenza il problema si riduce allo studio delle singole coordinate. Se esse presentano moti periodici di rotazione o librazione (nel primo caso si ha periodica, mentre nel secondo si ha che in un certo intervallo di tempo la curva deve essere chiusa) si possono definire le variabili d'azione:
l'indipendenza delle quali è di verifica immediata. Queste nuove variabili sono costanti, e si possono assumere come nuovi momenti, per cui dalla funzione caratteristica si possono ricavare le nuove coordinate, dette variabili angolo:
e dalle equazioni di Hamilton:
Si nota che queste equazioni ammettono un'integrazione immediata. Essendo le coordinate cicliche il secondo membro sarà una certa funzione (costante) delle , per cui:
Dalla definizione delle variabili angolo si può andare a considerare la variazione della variabile quando ogni coordinata descrive un periodo completo:
è chiaro che dall'indipendenza delle variabili postulata in precedenza i termini sono nulli, per cui rimane un integrale solo, e dalla definizione delle variabili angolo risulta immediatamente che:
vale la relazione (la prima uguaglianza non è ovvia):
e le non rappresentano altro che le pulsazioni dei moti periodici, poiché:
In realtà il discorso può essere generalizzato ed esteso a condizioni meno restrittive, definendo in modo "meno generoso" le variabili azione (che coinciderebbe con quanto discusso nel momento in cui si è nel caso separabile), e con questi elementi si arriverebbe a parlare di tori invarianti, che sono fra i vari protagonisti della teoria di Kolmogorov-Arnold-Moser.
Note
^Analytical Mechanics, L.N. Hand, J.D. Finch, Cambridge University Press, 2008, ISBN 978-0-521-57572-0
(EN) W. Hamilton, On the Application to Dynamics of a General Mathematical Method previously Applied to Optics, in British Association Report, 1834, pp. 513–518. https://www.emis.de/classics/Hamilton/BARep34A.pdf