Dialetto milanese

Milanese
Milanés
Parlato inBandiera dell'Italia Italia
Regioniparlato nelle province di Milano, Monza-Brianza, nella parte meridionale delle province di Varese e Como e nella parte settentrionale della provincia di Pavia[1]
Locutori
Totale310.000
ClassificaNon nei primi 100
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Romanze
  Romanze occidentali
   Galloromanze
    Galloitaliche
     Lombardo
      Lombardo occidentale
       Milanese
Statuto ufficiale
Ufficiale in-
Regolato danessuna regolazione ufficiale
Codici di classificazione
ISO 639-2roa
Glottologmila1243 (EN)
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
Tucc i òmm nassen liber e tucc istess per dignitaa e diritt. Gh'hann giudizzi e coscienza e gh'hann de tratass 'me fradej.

Distribuzione geografica dettagliata dei dialetti del lombardo. Legenda: L01 - lombardo occidentale; L02 - lombardo orientale; L03 - lombardo meridionale; L04 - lombardo alpino

Il dialetto milanese[2] (nome nativo dialett milanés, AFI: [milaˈneːs]) è un dialetto appartenente al ramo occidentale della lingua lombarda, parlato tradizionalmente a Milano. È detto anche meneghino (meneghìn, AFI: [meneˈɡɪ̃ː]), dal nome della maschera milanese Meneghino (o Meneghin).

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura milanese e Lingua lombarda.

Il milanese è la varietà più importante per tradizione e letteratura del gruppo dialettale occidentale della lingua lombarda. Come tutti i dialetti della lingua lombarda, anche il milanese appartiene al ramo gallo-italico delle lingue romanze occidentali[3], caratterizzato da un substrato celtico e da un superstrato longobardo.

Un esempio di testo in antico dialetto milanese è questo stralcio de Il falso filosofo (1698), atto III, scena XIV, dove Meneghino, personaggio del teatro milanese divenuto poi maschera della commedia dell'arte, si presenta in tribunale:

(LMO)

«E mì interrogatus ghe responditt.
Sont Meneghin Tandœuggia,
Ciamæ par sora nomm el Tananan,
Del condamm Marchionn ditt el Sginsgiva;
Sont servitor del sior Pomponi Gonz,
C'al è trent agn che'l servj»

(IT)

«E io interrogatus[4] risposi:
Sono Meneghino Babbeo[5]
chiamato per soprannome il Ciampichino[6]
del fu[7] Marchionne detto il Gengiva;
sono servitore del signor Pomponio Gonzo
che servo da trent'anni»

Carlo Porta

Il XVII secolo vide affermarsi anche la figura del drammaturgo Carlo Maria Maggi, che normalizzò la grafia del dialetto milanese e che creò, tra l'altro, la maschera milanese di Meneghino[9]. La letteratura milanese nel XVIII secolo ebbe un forte sviluppo: emersero alcuni nomi di rilievo, come Carl'Antonio Tanzi e Domenico Balestrieri, a cui si associarono una serie di figure minori tra cui possiamo elencare, in area milanese, Giuseppe Bertani, Girolamo Birago e Francesco Girolamo Corio[10][11].

È di questo periodo la scomparsa del tempo verbale che in italiano corrisponde al passato remoto, che è caduto in disuso nel tardo Settecento[12]. Al suo posto è usato il perfetto: "un mese fa andai" si dice un mes fa son andaa[13]. Nel corso dei secoli scomparve anche il suono dh, che era invece presente nel dialetto milanese antico[14]. Esso si trova, tra gli altri, nei vocaboli antichi milanesi doradha (it. "dorata"), crudho (it. "persona brusca"), mudha (it. "cambia") e ornadha (it. "ornata")[14].

Un piatto di piselli. Lo storico termine in dialetto milanese per definire i piselli (erbiùn') è stato sostituito dal vocabolo italianizzato pisèi

La produzione poetica milanese assunse dimensioni così importanti che nel 1815 lo studioso Francesco Cherubini diede alle stampe un'antologia della letteratura lombarda in quattro volumi, che comprendeva testi scritti dal XVII secolo ai suoi giorni[15]. L'inizio del XIX secolo fu dominato dalla figura di Carlo Porta, riconosciuto da molti come il più importante autore della letteratura milanese, anche inserito tra i più grandi poeti della letteratura nazionale italiana[16]. Con lui si raggiunsero alcune delle più alte vette dell'espressività in lingua milanese, che emersero chiaramente in opere come La Ninetta del Verzee, Desgrazzi de Giovannin Bongee, La guerra di pret e Lament del Marchionn de gamb avert[16].

A partire dal XIX secolo la lingua lombarda, e con essa il dialetto milanese, ha iniziato a subire un processo di italianizzazione, ovvero un mutamento che ha portato gradualmente il suo lessico, la sua fonologia, la sua morfologia e la sua sintassi ad avvicinarsi a quelle della lingua italiana[17]. Dopo l'unità d'Italia (1861) la lingua italiana iniziò a diffondersi anche tra la popolazione affiancandosi, come idioma parlato, alla preesistente dialetto milanese generando un cosiddetto "contatto linguistico"[17]. Non fu un caso che il processo tra le due lingue portò all'italianizzazione del dialetto milanese e non al suo opposto: in sociolinguistica è infatti sempre l'idioma "gerarchicamente" più debole che si conforma a quello dominante[17]. Esempi di italianizzazione del dialetto milanese, che si riscontrarono per la prima volta in due vocabolari di questo idioma editi, rispettivamente, nel 1839 e nel 1897, sono il passaggio da becchée a macelâr per esprimere il concetto di "macellaio", da bonaman a mancia per "mancia", da tegnöra a pipistrèl per "pipistrello" e da erbiùn a pisèi per "piselli"[18].

La lingua lombarda, e con essa il dialetto milanese, potrebbe essere ritenuta una lingua regionale e minoritaria ai sensi della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, che all'art. 1 afferma che per "lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue... che non sono dialetti della lingua ufficiale dello Stato"[19] Nello specifico, la Carta europea per le lingua regionali minoritarie è stata approvata il 25 giugno 1992 ed è entrata in vigore il 1º marzo 1998[20]. L'Italia ha firmato tale carta il 27 giugno 2000 ma non l'ha ancora ratificata.[21] Pur avendo dunque, secondo alcuni studiosi, le caratteristiche per rientrare tra gli idiomi tutelati dalla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie ed essendo censito dall'UNESCO come lingua in pericolo d'estinzione[22], in quanto parlato da un numero sempre minore di persone, la lingua lombarda, e con essa il milanese, non è ufficialmente riconosciuta come lingua regionale o minoritaria dalla legislazione statale italiana[21].

Pronuncia

Meneghino, personaggio del teatro milanese, divenuto poi maschera della commedia dell'arte

La pronuncia delle vocali e delle consonanti in dialetto milanese è la seguente[23]:

Vocali
  • a si pronuncia come in italiano (es: cann, it. "canna");
  • à si pronuncia nasale (es: Milàn, it. "Milano");
  • aa si pronuncia prolungata (es: compraa, it. "comprare");
  • è si pronuncia come in italiano (es: cavèi, it. "capelli");
  • e si pronuncia chiusa (es: ben, it. "bene");
  • i se è seguita da vocali, ha una pronuncia tronca (es: voeuia, it. "voglia"), mentre se è seguita dalle consonanti, d, l, n ed r, va pronunciata allungata e accentata (es: barbis, it. "baffi");
  • ô si pronuncia come la u italiana tonica (es: tôsa, it. "ragazza");
  • o si pronuncia come la u italiana atona (es: tosànn, it. "ragazze");
  • u si pronuncia come la "u" francese e la ü tedesca (es: mur, it. "muro");
  • oeu si pronuncia come la "eu" francese e la ö tedesca (es: fioeu, it. "figlio").
Consonanti
  • b in fine di parola e dopo una vocale si pronuncia "p" (es: goeubb, it. "gobbo");
  • c in fine di parola si pronuncia come la "c dolce" (es: secc, it. "secco");
  • g in fine di parola e dopo una vocale si pronuncia come la "c dolce" (es: magg, it. "maggio");
  • s'c si pronuncia "s" aspra seguita dalla "c" dolce (es: s'ciena, it. "schiena");
  • s'g si pronuncia come "sg" di sgelare (es: s'giaff, it. "schiaffo");
  • v in fine di parola e dopo una vocale si pronuncia "f" (es: noeuv, it. "nuovo"), mentre in mezzo alla parola si elide (es: scova, it. "scopa").

Fonologia e fonetica

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua lombarda.
Diffusione delle lingue regionali nell'Italia odierna
Lingue romanze

     Francoprovenzale (FP)

     Occitano (PR)

     Piemontese (PI)

     Ligure (LI)

     Lombardo (LO)

     Emiliano (EM)

     Romagnolo (RO)

     Gallico marchigiano (GM)

     Gallo-italico di Basilicata (GB)

     Gallo-italico di Sicilia (GS)

     Veneto (VE)

     Catalano (CA)

     Dialetto toscano (TO)

     Dialetti italiani mediani (Clt)

     Dialetti italiani meridionali (Slt)

     Sassarese e Gallurese (CO)

     Sardo (SA)

     Ladino (LA)

     Friulano (FU)

     Siciliano (SI)

Lingue germaniche

     Sudtirolese (ST)

     Bavarese centrale (CB)

     Cimbro (CI)

     Mòcheno (MO)

     Walser (WA)


Lingue slave

     Sloveno (SL)

     Serbo-croato (SC)


Altre lingue

     Albanese (AL)

     Greco (GC)

Il dialetto milanese possiede molte caratteristiche fonologiche e fonetiche che si riscontrano anche nelle lingue romanze oppure negli idiomi gallo-italici[18]:

  • il mantenimento della -ˈa negli infiniti della prima coniugazione (milan. cantà, it. "cantare");
  • La degeminazione consonantica (milan. bicér, it. "bicchiere")
  • La caduta delle vocali finali esclusa la "a";
  • La caduta della "r" finale negli infiniti (milan. andà, it. "andare")
  • La lenizione delle consonanti intervocaliche (milan. növ, it. "nuovo")
  • La negazione (milan. "minga") posposta al verbo (milan. lü al màngia minga, it. "lui non mangia")
  • La lenizione delle consonanti occlusive sorde intervocaliche (es. lat. Fatigam > milan. fadiga, it "fatica"; lat. Monetam > milan. muneda, it. "moneta")[24];

Oltre a queste caratteristiche comuni con le altre lingue gallo italiche, il dialetto milanese possiede delle caratteristiche fonologiche e fonetiche peculiari:

  • La perdita delle vocali finali latine eccetto la "a", risultata dal procedimento di sincope, che è presente anche nella lingua francese[25]: (es. lat. Mundum > milan. mond, it. "mondo").
  • L'evoluzione della "ū" latina in ü (lat. Plus > milan. püse, it. "più")[18];
  • L'evoluzione della "ŏ" latina in ö (lat. Oculus > milan. öc, it. "occhio")[18].
  • La presenza della desinenza -i oppure -e nella prima persona del presente indicativo (milan. mi pödi, it. "io posso")[18].

Lessico

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua lombarda.

Il lessico del dialetto milanese si basa principalmente sul latino, in particolar modo sul latino volgare utilizzato dai Galli cisalpini, che era caratterizzato da un vocabolario limitato e semplice[26][27]. In seguito la lingua parlata dagli antichi milanesi subì una latinizzazione, che portò alla scomparsa di quasi tutti i lemmi celtici[26][27]. Al XXI secolo sono molto pochi i lemmi del dialetto milanese di origine dalla lingua celtica, fermo restando la traccia che questo idioma ha lasciato sulla fonetica, su tutti i fonemi "ö" e "ü", tipici del dialetto milanese e assenti in italiano[26][27]. L'idioma celtico, da un punto di vista linguistico, ha formato il substrato del dialetto milanese[26]. Secondo alcune fonti, lemmi derivanti dal celtico sarebbero, ad esempio, ciappà (da hapà; it. "prendere"), forèst (da fforest; it. "selvatico", "selvaggio", "chi viene da fuori"), bugnón (da bunia; it. "rigonfiamento", "foruncolo", "bubbone"), arént da (da renta; it. "vicino", "prossimo"), garón (da calon; it. "coscia") e bricch (da brik; it. "dirupo")[26][27][28][29].

Una sedia, in dialetto milanese cadrega, che deriva dal greco antico càthedra

Dato che il latino volgare era ricco di lemmi derivanti dal greco antico, il dialetto milanese possiede molte parole che derivano da quest'ultimo idioma come, ad esempio, cadréga (dal greco κάθεδρα, da leggere "càthedra"; it. "sedia")[30]. Sono invece un numero nettamente superiore i lemmi che derivano dalla lingua latina[26]. Alcuni vocaboli milanesi di derivazione latina che non hanno il corrispettivo nella lingua italiana, dove infatti hanno un'altra etimologia, sono tósa (da tonsam; it. "ragazza"), michètta (da micam; è un tipico pane milanese), quadrèll (da quadrellum; it. "mattone"), incœu (da hinc hodie; it. "oggi"), pèrsich (da persicum; it. "pesca"), erborín (da herbulam; it. "prezzemolo"), erbión (da herbilium; it. "pisello"), pàlta (da paltam; it. "fango"), morigioeù (da muriculum; it. "topolino"), sidèll (da sitellum; it. "secchio"), gibóll (da gibbum; it. "ammaccatura"), prestinee (da pristinum; it. "panettiere")[26].

Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente e l'arrivo dei barbari, il dialetto milanese si è arricchito di lemmi derivanti dalla lingua gotica e dalla lingua longobarda[26][27]. Molte parole derivanti da questi due idiomi sono giunte sino al XXI secolo come, ad esempio, per quanto riguarda il longobardo, bicér (da bikar; it. "bicchiere"), scossà (da skauz; it. "grembiule"), busècca (da butze; it. "trippa") o stràcch (da strak; it. "stanco"), mentre, per quanto riguarda il gotico, biòtt (da blauths; it. "nudo")[26][27][28]. In particolare, il longobardo ha formato il superstrato del dialetto milanese, visto che questa popolazione non impose la propria lingua; la lingua longobarda lasciò quindi tracce senza germanizzare il milanese, che rimase pertanto un idioma romanzo[26].

Diversi sono poi i vocaboli provenienti dalla lingua occitana come molà (da amoular; it. "arrotare"), setàss (da sassetar; it. "sedersi"), boffà (da bouffar; it. "soffiare", "ansimare"), quattà (da descatar; it. "coprire"), domà (da ; it. "solamente", "solo")[26]. Come conseguenza del dominio spagnolo sul Ducato di Milano il dialetto milanese si è arricchito di nuovi lemmi derivanti dalla lingua spagnola come scarligà (da escarligar; it. "inciampare"), locch (da loco; it. "teppista", "stupido"), stremìzzi (da estremezo; it. "spavento", "paura"), pòss (da posado; it. "raffermo"), rognà (da rosnar; it. "brontolare"), tomàtes (da tomate; it. "pomodoro"), tarlùcch (da tarugo; it. "pezzo di legno", "duro di comprendonio"), mondeghili (dal catalano mondonguilha; è il nome delle "polpette alla milanese") e smorzà (dal basco smorzar; it. "spegnere")[26][27].

Dal XVIII secolo al XIX secolo, complici prima l'illuminismo e poi le invasioni napoleoniche, il dialetto milanese si arricchì di lemmi derivanti dalla lingua francese come, ad esempio, buscion (da bouchon; it. "turacciolo"), rebellott (da rebellion; it. "confusione"), clèr (da éclair; it. "saracinesca"), assee (da assez; it. "abbastanza", "a sufficienza"), paltò (da paletot; it. "cappotto") e fránch (da francs; it. "soldi")[26][27]. La dominazione austriaca lasciò invece vocaboli derivanti dalla lingua tedesca come móchela (it. "smettila"), baùscia (da bauschen; it. "gonfiarsi", "sbruffone") e ghèll (da geld; it. "centesimo di una moneta")[26][27].

Ortografia

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua lombarda.
Le michette (milan. michèti), tipico pane milanese, sugli scaffali di un panificio (milan. prestinee). Entrambi i vocaboli in milanese derivano dal latino
La preghiera del Padre nostro in dialetto milanese, che si trova presso la chiesa del Pater Noster, a Gerusalemme

A causa della mancanza dei parametri che fissano propriamente una lingua, si sono sviluppate varie differenti convenzioni ortografiche. Il sistema di scrittura con più prestigio e tradizione storica è il milanese classico, nato nel XVII secolo grazie a Carlo Maria Maggi, codificato nell'Ottocento grazie tra gli altri a Francesco Cherubini[31] e utilizzato fino alla prima metà del XX secolo: basato sul sistema di scrittura della lingua toscana, e quindi anche dell'italiano, possiede elementi specifici per rendere graficamente i fonemi peculiari del dialetto milanese come, ad esempio, il gruppo "oeu" per scrivere la vocale anteriore semichiusa arrotondata [ø] (milan. coeur, it. "cuore"), che si usa anche nella lingua francese, nonché la u per il suono [y], oppure la ó per la cosiddetta "u toscana" [u][32].

Il secondo sistema scrittura, denominato milanese moderno, è stato introdotto nel XX secolo da Claudio Beretta, scrittore, storico e linguista nonché presidente del Circolo Filologico Milanese, per sopperire ai limiti del milanese classico, in particolare riguardo alle vocali anteriori chiuse arrotondate [y] e [ø], che sono diventate foneticamente "ü" e "ö", facendo riferimento all'uso nella lingua tedesca[32].

La somiglianza col francese

È opinione comune che determinate sonorità del milanese[33], così come del lombardo e di altre lingue e dialetti del gruppo gallo-italico in generale, abbiano una certa somiglianza col francese. Esso deriva in parte dalla presenza di suoni come "oeu" (ö), "u" (ü); dell'abbondanza di parole tronche, soprattutto nei verbi (staa, andaa, stracch, ecc.). Alcune parole o frasi brevi di significato sono addirittura identiche: "oeuf", "Noisette" e "assez" significano rispettivamente "uovo" "nocciole" e "abbastanza" in entrambi gli idiomi e "ça te dit" (cosa ne dici?) rappresenta un tipico esempio di frase affine.

Queste notevoli somiglianze non sono originate da una influenza diretta del francese, ma vanno fatte risalire ad una fase di evoluzione comune tra le lingue della attuale Francia e di quelle dell'area padana durante il Medioevo. I veri francesismi si limitano per lo più a prestiti (es. ascensœur in milanese è mutuato dal francese ascenseur, ascensore; l'utilizzo di giambon per prosciutto, ecc.).

Latino Francese Milanese Italiano
cor cœur coeur cuore
- siège sèggia/cadrega sedia
- plafond plafon soffitto
habere avoir avè(gh) avere
videre voir vedè vedere
bibere boire bev bere
pater père pader padre
focus feu foeugh fuoco
filius fils fioeu figlio
esse être vess essere
nasci naître nass nascere
manus main man mano
clavis cléf ciav chiave
liber livre liber libro
augellus oiseau usèll uccello
credere croire cred credere
vox voix vos voce
crux croix cros croce
frigidus froid frègg freddo
laxare laisser lassà lasciare
canis chien can cane
basiare baiser basà baciare
deus dieu dio dio
cum avec con(t) con
alter autre alter altro
insula île isola isola
vitrum verre veder vetro
flumen fleuve fiumm fiume
vetulus vieux vègg vecchio
vulpes goupil volp / golpa volpe
facere faire fare
lactis lait latt latte

Note

  1. ^ Bernardino Biondelli, Saggio sui dialetti gallo-italici, 1853, pp. 4-5.
    «Il dialetto principale rappresentante il gruppo occidentale si è il Milanese, e ad esso più o meno affini sono: il Lodigiano, il Comasco, il Valtellinese, il Bormiese, il Ticinese e il Verbanese. [...] Il Milanese è il più esteso di tutti. Oltre alla pro vincia di Milano occupa una parte della pavese fino a Landriano e Bereguardo; e, varcando quivi il Ticino, si estende in tutta la Lomellina e nel territorio novarese compreso tra il Po, la Sesia ed il Ticino, fino a poche miglia sopra Novara. Il Lodigiano si parla entro angusti limiti, nella breve zona compresa tra l'Adda, il Lambro ed il Po, risalendo fino all'Addetta nei contorni di Paullo; inoltre occupa un piccolo lembo lungo la riva orientale dell'Adda, intorno a Pandino e Rivolta. Il Comasco estèndesi in quasi tutta la provincia di Como, tranne l'estrema punta settentrionale al di là di Menagio e di Bellano a destra e a sinistra del Lario; e in quella vece comprende la parte meridionale Piana del Cantone Ticinese , sino al monte Cènere. Il Valtellinese occupa colle sue varietà le valli alpine dell'Adda, della Mera e del Liro, inoltràndosi ancora nelle Tre Pievi, lungo la riva del Lario, intorno a Gravedona , e a settentrione nelle quattro valli dei Grigioni italiani, Mesolcina, Calanca, Pregallia e Puschiavina. L'estremità più elevata settentrionale della valle dell'Adda, che comprende a un dipresso il distretto di Bormio, colla piccola valle di Livigno situata sull'opposto pendio del monte Gallo, è occupata dal dialetto Bormiese. Il Ticinese è parlato nella parte settentrionale del Cantone Svlzzcro d'egual nome, al norte del monte Cènere, in parecchie varietà, tra le quali distinguonsi sopra tutto le favelle delle valli Maggia, Verzasca, Leventina, Bienio ed Onsernone. Il Verbanese estèndesi tra il Verbano, il Ticino e la Sesia, dalle Alpi lepóntiche fin presso a Novara, ed è quindi parlato lungo ambe le sponde del Verbano, spaziando ad occidente in tutte le vallate che vi affluiscono, ed insinuàndosi nella più estesa della Sesia colle sue affluenti del Sermenta e del Mastallone.»
  2. ^ Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
  3. ^ Galloitalico: Più Gallo o più Italico?, su patrimonilinguistici.it.
  4. ^ Interrogatus è forma latina usata nei verbali ufficiali degli interrogatori.
  5. ^ Tandœuggia è Babbuasso secondo Arrighi, p. 743.
  6. ^ Tananan è Scricciolo o Ciampichino secondo Arrighi, p. 743.
  7. ^ Condamm è storpiatura del latino quondam usato negli atti ufficiali.
  8. ^ Carlo Maria Maggi, Comedie e rime in lingua milanese, vol. 2, Milano, 1701, pp. 100-101.
  9. ^ Atlante del Sapere: Maschere italiane, Edizioni Demetra, 2002, pag. 116
  10. ^ Letteratura milanese - Il '700, su anticacredenzasantambrogiomilano.org. URL consultato il 21 settembre 2017.
  11. ^ Sistema bibliotecario e documentale, su opac.unicatt.it, unicatt.it. URL consultato il 21 settembre 2017.
  12. ^ Il Biondelli riporta che il dialetto milanese fu la prima variante della lingua lombarda a perdere questo tempo verbale. Cfr. Biondelli, Bernardino: Saggio sui dialetti Gallo-italici, 1853.
  13. ^ La lingua padana o padanese, su veja.it. URL consultato il 21 settembre 2017.
  14. ^ a b Da Milano alla Barona. Storia, luoghi e persone di questa terra. Di Stefano Tosi, su books.google.it. URL consultato il 16 luglio 2018.
  15. ^ Cherubini, Francesco, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  16. ^ a b Pòrta, Carlo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  17. ^ a b c italianizzazione dei dialetti, in Enciclopedia dell'italiano, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010-2011.
  18. ^ a b c d e lombardi, dialetti, in Enciclopedia dell'italiano, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010-2011.
  19. ^ Legislazione europea - Carta europea delle lingue regionali o minoritarie (PDF), su cesdomeo.it. URL consultato il 20 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2016).
  20. ^ Carta europea delle lingue regionali o minoritariee, su minoranzelinguistiche.provincia.tn.it. URL consultato il 20 settembre 2017.
  21. ^ a b Lingue regionali, l’Italia verso la ratifica della Carta europea di tutela, su eunews.it. URL consultato il 20 settembre 2017.
  22. ^ Red book of endangered languages, su helsinki.fi.
  23. ^ Grammatica milanese: lezioni di lingua meneghina, su milanofree.it. URL consultato il 20 febbraio 2021.
  24. ^ sonorizzazione, in Enciclopedia dell'italiano, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010-2011.
  25. ^ Hermann W. Haller: "The Other Italy". University of Toronto Press, 1999.
  26. ^ a b c d e f g h i j k l m n Il milanese crogiuolo di tanti idiomi, su lagobba.it. URL consultato il 24 settembre 2017.
  27. ^ a b c d e f g h i Il lessico lombardo, su grandelombardia.org. URL consultato il 23 settembre 2017.
  28. ^ a b Dizionario milanese-italiano, su latuamilano.com. URL consultato il 23 settembre 2017.
  29. ^ Il milanese crogiuolo di tanti idiomi « Cascina Gobba, su lagobba.it. URL consultato l'8 maggio 2021.
  30. ^ Cadrega - Garzanti Linguistica, su garzantilinguistica.it. URL consultato il 24 settembre 2017.
  31. ^ Francesco Cherubini, Vocabolario Milanese-Italiano, Milano, Dall'Imperial Regia stamperia, 1839.
  32. ^ a b La lingua lombarda: la questione ortografica, su grandelombardia.org. URL consultato il 22 settembre 2017.
  33. ^ l lombardo deriva dal francese?, su patrimonilinguistici.it. URL consultato il 20 febbraio 2021.

Bibliografia

Dizionari

Grammatiche

  • Grammatica milanese - Nicoli Franco - Bramante Editore, 1983.
  • Grammatica del dialetto milanese - C.Beretta - Libreria milanese, 1998.

Antologie e Varie

  • Letteratura dialettale milanese. Itinerario antologico-critico dalle origini ai nostri giorni - Claudio Beretta - Hoepli, 2003.
  • I quatter Vangeli de Mattee, March, Luca E Gioann - NED Editori, 2002.

Voci correlate

Altri progetti

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