Duhaldea

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Duhaldea
Duhaldea cappa
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Campanulidi
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùInuleae
SottotribùInulinae
Genere Duhaldea
DC., 1836
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùInuleae
Genere Duhaldea
Specie
(Vedi testo)

Duhaldea DC., 1836 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni della famiglia delle Asteraceae, sottofamiglia Asteroideae, tribù Inuleae e sottotribù Inulinae.[1][2]

Etimologia

Il nome scientifico del genere è stato definito dal botanico Augustin Pyramus de Candolle (1778-1841) nella pubblicazione " Prodromus Systematis Naturalis Regni Vegetabilis ... (DC.)" ( Prodr. [A. P. de Candolle] 5: 366) del 1836.[3]

Descrizione

Il portamento
Duhaldea cuspidata
Le foglie
Duhaldea cappa

Portamento. Le specie di questo genere sono arbusti o erbe perenni.[4][5][6][7][8]

Fusto. La parte sotterranea del fusto consiste prevalentemente in rizomi. Generalmente il floema è privo di strati fibrosi; inoltre sono assenti i tessuti latticiferi.

Foglie. Le foglie lungo il caule sono disposte in modo alternato. La lamina può essere semplice con bordi interi, seghettati o dentati. La superficie delle foglie è pubescente.

Infiorescenza. Le infiorescenze sono formate da capolini sia solitari che in formazioni corimbose terminali. I capolini, eterogami, possono essere di tipo sia radiato che discoide. I capolini sono formati da un involucro composto da brattee disposte in modo embricato al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori ligulati periferici o fiori del raggio e ai fiori tubulosi quelli centrali o del disco. L'involucro può essere cilindrico, campanulato o a forma di coppa. Le brattee sono disposte generalmente su più righe; hanno consistenza erbacea o cartilaginea, ma senza margini ialini; gli stereomi non sono divisi. Il ricettacolo, con creste squamose, è sprovvisto di pagliette (a protezione della base dei fiori).

Fiori. I fiori sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Si distinguono in:

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio [9]
  • fiori del raggio: la forma della corolla alla base è più o meno tubulosa-imbutiforme, mentre all'apice è brevemente ligulata; la ligula può terminare con alcuni denti; il colore può essere giallo (normalmente) o bianco;
  • fiori del disco: la forma è tubulare bruscamente divaricata in 4-5 brevi lobi; il colore può essere giallo (normalmente) o qualche volta bianco.
  • Androceo: l'androceo è formato da 5 stami sorretti da filamenti generalmente liberi; gli stami sono connati e formano un manicotto circondante lo stilo; le teche (produttrici del polline) sono troncate e non sono speronate. La base delle antere può essere lunga o corta con code ramificate. Il tessuto dell'endotecio è a forma polarizzata. Le cellule del collare dei filamenti sono piatte o di tipo mammelloso.
  • Gineceo: il gineceo ha un ovario uniloculare infero formato da due carpelli.[4] Lo stilo è unico e con due stigmi nella parte apicale. Gli stigmi spesso sono provvisti di peli acuti che terminano sopra la biforcazione senza raggiungerla. Le superfici stigmatiche confluiscono all'apice, mentre alla base sono separate in due distinte linee (lignee stigmatiche marginali[6] ). Il polline è spinuloso.

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni in genere sono provvisti di 5 fasci vascolari; la forma è ellissoide, spesso con coste sclerenchimatiche. Talvolta sono presenti dei condotti o delle cavità resinose. La superficie è ricoperta da peli ghiandolari. L'epidermide dell'achenio è provvista di grandi cristalli di ossalato di calcio, oppure di cristalli simili alla sabbia, oppure ne è priva.[6] Il pappo è formato setole capillari, o setole capillari miste a piccole squame.

Biologia

Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).[5][6]
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta. Inoltre per merito del pappo (se presente) il vento può trasportare i semi anche a distanza di alcuni chilometri (disseminazione anemocora).

Distribuzione e habitat

Le specie di questo genere sono distribuite dall'India alla Cina.[2]

Sistematica

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[10], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[11] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[12]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][7][8]

Filogenesi

La tribù Inuleae (comprendente le Inulinae) è una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae). Da un punto di vista filogenetico, la tribù Inuleae, all'interno della sottofamiglia, fa parte del gruppo "Helianthodae".[13][14] La sottotribù Inulinae è caratterizzata dalla particolare pubescenza dello stilo e dagli acheni con cristalli di ossalato di calcio.

Nell'ambito della sottotribù Duhaldea, da un punto di vista filogenetico, fa parte del "Gruppo basale" (= distacco precoce dal resto dei generi del gruppo Inulinae) consistente in un clade formato dai generi Duhaldea-Caesulia-Blumea e la specie Vicoa indica.[15]

I caratteri distintivi del genere sono:[8]

  • la forma degli acheni è regolare (non contratta);
  • il pappo non è chiuso nella parte distale;
  • il tessuto endoteciale delle antere è distintamente polarizzato.

Il numero cromosomico delle specie di questo genere è: 2n = 18, 20 e 40.[8]

Elenco delle specie

Questo genere ha 13 specie:[2]

  • Duhaldea cappa (Buch.-Ham. ex D.Don) Pruski & Anderb.
  • Duhaldea cuspidata (DC.) Anderb.
  • Duhaldea eupatorioides (DC.) Anderb.
  • Duhaldea forrestii (J.Anthony) Anderb.
  • Duhaldea griffithii (C.B.Clarke) Anderb.
  • Duhaldea lachnocephala Huan C.Wang & Feng Yang
  • Duhaldea latifolia (DC.) R.Dawar & Qaiser
  • Duhaldea nervosa (Wall. ex DC.) Anderb.
  • Duhaldea pterocaula (Franch.) Anderb.
  • Duhaldea revoluta Anderb.
  • Duhaldea rubricaulis (Wall. ex DC.) Anderb.
  • Duhaldea simonsii (C.B.Clarke) Anderb.
  • Duhaldea wissmanniana (Hand.-Mazz.) Anderb.

Sinonimi

Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]

  • Amphirhapis DC.

Note

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b c d World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 21 gennaio 2025.
  3. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 21 gennaio 2025.
  4. ^ a b Pignatti 1982, vol.3 pag.1
  5. ^ a b Strasburger 2007, pag. 860
  6. ^ a b c d Judd 2007, pag.517
  7. ^ a b Funk & Susanna 2009, p. 667.
  8. ^ a b c d Kadereit & Jeffrey 2007, p. 377.
  9. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  10. ^ Judd 2007, pag. 520.
  11. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  12. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 aprile 2021.
  13. ^ Mandel et al. 2019
  14. ^ Zhang et al. 2021
  15. ^ Larruscain et al 2018

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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