Magomadas

Magomadas
comune
(IT) Magomàdas
(SC) Magumàdas
Magomadas – Stemma
Magomadas – Veduta
Magomadas – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sardegna
Provincia Oristano
Amministrazione
SindacoAngelo Masia dal 06/2024
Territorio
Coordinate40°15′55.79″N 8°31′14.8″E
Altitudine263 m s.l.m.
Superficie9,02 km²
Abitanti606[1] (31-3-2024)
Densità67,18 ab./km²
FrazioniSa Lumenera, Santa Maria del Mare
Comuni confinantiBosa, Flussio, Modolo, Tresnuraghes
Altre informazioni
Cod. postale09090
Prefisso0785
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT095083
Cod. catastaleE825
TargaOR
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona C, 1 174 GG[3]
Nome abitanti(IT) magomadesi
(SC) magumadesos
Patronosan Giovanni Battista
Giorno festivo24 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Magomadas
Magomadas
Magomadas – Mappa
Magomadas – Mappa
Posizione del comune di Magomadas all'interno della provincia di Oristano
Sito istituzionale

Magomadas (Magumàdas in sardo) è un comune italiano di 606 abitanti della provincia di Oristano in Sardegna, nell'antica regione della Planargia. Magomadas è conosciuto per la presenza di numerosi vitigni, e soprattutto per la coltivazione della pregiata e rinomata malvasia di Magomadas.

Geografia

Da Magomadas è possibile ammirare un suggestivo panorama dalla località ‘’Sa Costa’’, meta turistica. Merito della posizione sopraelevata di cui gode il territorio e da cui è possibile ammirare dall’alto la vallata di Modolo e i territori del comune di Bosa. Dalla punta del nuraghe ‘’Lorio’’ e dal belvedere di ‘’Santu Nigola’’ è possibile scorgere un’area che comprende tutto il litorale da Cuglieri ai confini di Bosa-Alghero.

Storia

La chiesa di S. Maria del Mare

L'area fu abitata già in epoca prenuragica e nuragica per la presenza sul territorio di numerose testimonianze archeologiche, tra cui un pozzo sacro e un nuraghe.

Nel medioevo appartenne al Giudicato di Torres e fece parte della curatoria della Planargia. Alla caduta del giudicato (1259) venne governato dai Malaspina e successivamente (1308) entrò a far parte del Giudicato di Arborea. Intorno al 1420 passò sotto il dominio aragonese e divenne un feudo, concesso inizialmente, nel 1464, alla famiglia Villamarina, per poi essere incorporato nel XVIII secolo dai Savoia insieme a nel marchesato della Planargia, feudo dei Paliaccio. Fu riscattato agli ultimi feudatari nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.

Ai sensi della Legge Regionale n. 10 del 13 ottobre 2003, che ha ridefinito le circoscrizioni delle nuove province sarde, il comune di Magomadas è passato dalla Provincia di Nuoro alla Provincia di Oristano.

Simboli

Lo stemma e il gonfalone del comune di Magomadas sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 19 gennaio 1999.[4] Il motto latino Praeter omnes angulus meus ridet che accompagna lo stemma comunale, si può tradurre "Il mio angolo [di terra] più d'ogni altro mi rende felice" ed è tratto dalle Odi di Orazio (II, 6, 13). Il gonfalone è un drappo di rosso.

Monumenti e luoghi di interesse

Architetture religiose

  • Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista
  • Chiesa di Santa Croce
  • Chiesa di Santa Maria del Mare

Fontane

  • Fonte di Sant'Elia

Cultura

Musei

  • Museo del vino

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[5]

Lingue e dialetti

La variante del sardo parlata a Magomadas è quella logudorese centrale o comune.

Note

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 marzo 2024.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Magomadas, decreto 1999-01-19 DPR, concessione di stemma e gonfalone, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 25 luglio 2022.
  5. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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