Memorie del Terzo Reich

Memorie del Terzo Reich
Titolo originaleErinnerungen
AutoreAlbert Speer
1ª ed. originale1970
Genereautobiografia
Lingua originaletedesco

«"Che cosa manca, a ben pensarci” mi chiedevo talvolta “perché io possa chiamare Hitler ‘amico’?" Vivevo vicino a lui, nella sua cerchia intima, come in una cerchia familiare; inoltre ero il collaboratore numero uno nel campo da lui preferito, l’architettura. Cosa mancava, dunque? Mancava tutto. Non ho mai conosciuto in vita mia un uomo che più raramente di lui lasciasse capire i suoi sentimenti e che, se mai accadeva di mostrarli, il più prontamente tornasse a rinchiuderli in sé.»

Memorie del Terzo Reich (in tedesco: Erinnerungen) è un libro di memorie scritto da Albert Speer, gerarca nazista e architetto personale di Adolf Hitler.

Genesi

Una prima bozza delle sue memorie fu redatta da Speer quando si trovava a Spandau, dopo essere stato condannato a vent'anni di carcere dal processo di Norimberga per l'uso di lavoratori forzati nell'industria bellica tedesca. Dopo il carcere le memorie furono riorganizzate e scritte a macchina e dopodiché pubblicate, con l'aiuto di Joachim Fest, in due libri distinti: le Memorie del Terzo Reich e I diari segreti di Spandau.

Struttura

  • Parte prima
    • I: Le mie origini e la mia giovinezza
    • II: Professione artistica e professione ideologica
    • III: Su un nuovo binario
    • IV: Il mio catalizzatore
    • V: Architettura da megalomani
    • VI: Il mio lavoro più importante
    • VII: L'Obersalzberg
    • VIII: La nuova Cancelleria del Reich
    • IX:Ventiquattr'ore alla Cancelleria
    • X:Il piena esaltazione imperiale
    • XI: Il globo terraqueo
    • XII: Inizio del declino
    • XIII: L'eccesso
  • Parte seconda
    • XIV: Il nuovo compito
    • XV: Improvvisazione organizzata
    • XVITroppo tardi
    • XVII: Hitler comandante supremo
    • XVIII: Intrighi
    • XIX: Numero due nella gerarchia dello stato
    • XX: Bombe
    • XXI: Hitler nell'autunno del 1943
    • XXII: In discesa
  • Parte terza
    • XXIII: La mia malattia
    • XXIV: La guerra perduta tre volte
    • XXV: Ordini sbagliati, armi miracolose, e SS
    • XXVI: Operazione "Walkure"
    • XXVII: L'ondata da Occidente
    • XXVIII: Il crollo
    • XXIX: La dannazione
    • XXX: L'ultimatum di Hitler
    • XXXI: Cinque minuti dopo le dodici
    • XXXII: L'annientamento
  • Epilogo
    • XXXIII: Tappe della prigionia
    • XXXIV: Norimberga
    • XXXV: Conclusione

Sinossi

Parte prima

Speer racconta le lotte di potere interne al partito stesso e gli eventi più significativi: la notte dei lunghi coltelli, l'Anschluss, la cessione della Boemia e della Moravia, la Notte dei cristalli, la fuga di Hess e ovviamente lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre riflette sugli aspetti dittatoriali del regime in cui è stato coinvolto: l'impossibilità di riflettere su ciò che stava facendo[1], le lotte di potere interne per assicurarsi l'appoggio del Fuhrer[2] e soprattutto il suo strapotere tale da far cessare obiezioni in campo tecnico o estetico e imporre decisioni folli come quella di continuare i lavori per Berlino durante la guerra[3]. Speer inoltre racconta gli aspetti della personalità di Hitler come la noiosa routine (in tempo di pace)[4], l'ipocondria[5], la megalomania e le contraddizioni umorali vicine alla schizofrenia[6], ma anche il rispetto verso i tecnici e l'amore verso l'architettura e opinioni diverse dagli stessi membri del suo partito, come il desiderio di conservare viva la chiesa dopo l'avvento del nazismo. Oltre all'analisi della figura di Hitler, Speer tratta anche della corruzione dei suoi più fedeli sottoposti come Göring e Goebbels, del primo descrivendo l'attività predatoria nei confronti delle opere artistiche francesi dopo l'occupazione, del secondo il libertinaggio che lo portò a violenti scontri e ricatti con la moglie e inoltre critica l'ignoranza dei Gauleiter. Speer sostiene di aver visto i segni della decadenza del sistema nazista proprio dal tipo di architettura megalomane e pomposa che Hitler gli aveva commissionato.[7]

Parte seconda

Gli viene comunicata la morte, per un misterioso incidente aereo di Fritz Todt, ministro delle Costruzioni e degli Armamenti e Speer ritiene che verrà nominato solo Ministro delle Costruzioni, con la suddivisione del precedente ministero, mentre Hitler, per evitare che Goring assumesse troppo potere facendo rientrare il ministero sotto il Piano quadriennale, decide che Speer assuma tutti gli incarichi di Todt, benché sia del tutto impreparato nel campo degli armamenti. Tuttavia, avendo già collaborato con l'aviazione come architetto, Speer riesce a imparare rapidamente il proprio compito anche grazie all'obbedienza assoluta dei sottoposti, procuratagli da un discorso di Hitler in suo favore, e che gli permetterà di avere una sottomissione solo formale a Goring all'interno del Piano quadriennale. Le prime riforme di Speer tendono a riorganizzare il sistema produttivo degli armamenti, facendo in modo che ogni fabbrica si preoccupi di una sola tipologia di arma e ottenendo risultati strabilianti[8]. Altro aspetto di cui Speer si cura nelle sue riforme, è una “democratizzazione” dell'impresa, in cui i dirigenti di rango inferiore sono invitati a decidere autonomamente[9]. Speer entra anche in contatto con Heisenberg e prova a finanziare la ricerca nucleare ma, dato il disinteresse di Hitler[10] e la lentezza del progetto decide di interrompere l'iniziativa. Speer prova a convertire la Germania in un'economia di guerra totale: cerca di imporre l'interruzione delle opere civili inutili, di combattere il dispendioso modo di vivere della classe dirigente[11], di aumentare l'orario di lavoro dei dipendenti pubblici dell'amministrazione e di ridurre la servitù della classe alta per portare nuovi lavoratori all'industria bellica e di farvi lavorare anche le donne, di combattere l'eccessiva burocrazia[12], e di mettere sotto il suo controllo anche l'industria di armamenti della marina militare per poter lavorare a un tipo di sottomarino di più veloce realizzazione. Tra le varie riforme, solo quest'ultima riesce ad ottenere piena attuazione grazie all'aiuto di Dönitz, mentre le altre saranno ostacolate da Bormann, che vuole evitare che il potere si accentri nelle mani di Speer, opposizione condivisa anche da Lammers, Keitel e Sauckel, il quale presenterà dati falsi sul numero di lavoratori stranieri deportati in Germania per l'industria bellica. Speer collaborerà con Goebbels per ridurre l'influenza di Bormann su Hitler ma l'intrigo fallirà a causa dell'ostilità tra Göring e Goebbels. Un altro dei problemi che Speer affronta mentre è ministro sono i bombardamenti sulle città tedesche (in particolar modo il bombardamento di Amburgo) e sui centri produttivi come la Ruhr, che rischieranno di mettere in ginocchio il sistema produttivo, ma dato che gli Alleati tentavano molti più bombardamenti a tappeto che strategici, le industrie riescono a mantenere standard di produzione accettabili mentre tentativi equivalenti di bombardamenti strategici, proposti da Speer, si rivelano impossibili per l'eccessiva debolezza dell'aeronautica tedesca. Nonostante gli sforzi di Speer, in sede del gran consiglio Hitler stesso commette gravi errori come l'intromissione in affari tecnici[13] e il rifiuto di far ritirare le truppe da zone pericolose del fronte anche quando questo avrebbe preservato le vite di numerosi soldati[14]- Questi errori portano alla catastrofe di Stalingrado a cui i gerarchi del Reich reagiscono nei più diversi modi: Goebbels con la disillusione[15], Goring al contrario nutrendo false speranze e negando la realtà[16], Keitel con la bieca sottomissione agli ordini, Bormann tentando di accrescere il proprio potere personale. Hitler, invece, sconfitto e affaticato, si chiude sempre più in sé stesso, perde l'appoggio popolare e comincia a diventare insensibile alle critiche e sempre più lontano dalla realtà in campo militare[17]. Nel tentativo di rafforzare la produzione degli armamenti, Speer prova quindi ad impedire la deportazione in massa di lavoratori dalla Francia e dagli altri territori occupati, creando delle fabbriche protette che avrebbero prodotto beni di consumo civile per la Germania, in modo da convertire la maggior parte delle fabbriche tedesche in industrie belliche. Il suo piano trova però l'opposizione dei Gauleiter e così Speer si rivolge al nuovo ministro dell'Interno, Himmler, per rafforzare l'autorità del governo e forzare i Gauleiter a convertire le industrie civili. La forte opposizione di Bormann però fa fallire il progetto e fa perdere a Hitler fiducia nei confronti di Speer. Nuovi scontri con il Fuhrer si avranno quando Speer mostra come la perdita delle miniere di Nikopol non avrà gravi ripercussioni sull'industria, pretesto utilizzato da Hitler per tentare la resistenza a oltranza e quando Speer ha un nuovo contrasto con Sauckel nel tentativo di far cessare definitivamente le deportazioni per non rafforzare le forze partigiane. Sempre più in contrasto con le forze del partito e screditato agli occhi di Hitler, Speer prima si prende una pausa con un viaggio nell'estremo nord e poi, al suo rientro, cade malato.

Parte terza

Durante la sua malattia, Speer è lontano dal centro di potere rappresentato da Hitler e diviene presto vittima dei complotti dei gerarchi a lui rivali: Bormann, facendo mettere al suo posto Xaver Dorsch e facendo sorvegliare dalla Gestapo molti suoi collaboratori, cerca di mettere il suo ministero sotto il controllo del partito, mentre Himmler arriva a tentare di assassinarlo mediante il suo medico Karl Gebhardt. Ormai allontanato dalla figura di Hitler e non volendo ricoprire un ruolo politico in una Germania che si avvia alla catastrofe, Speer medita di dimettersi definitivamente dalla sua carica, ma i suoi collaboratori lo implorano di restare per, con la sua dirigenza nel campo dell'industria, impedire le distruzioni incondizionate, che già si stavano ventilando negli ambienti del Reich come ultimo tentativo di resistenza. Il fatto che Hitler voglia evitare, per ragioni propagandistiche, le dimissioni di un suo stretto collaboratore, permettono a Speer di ritornare in carica, anche se i suoi rapporti con il Führer non saranno più gli stessi[18] Infatti, appena tornato al potere, Speer si trova di fronte al collasso della Germania nazista: da un lato, lo sbarco in Normandia, dall'altro il totale crollo del fronte aereo, con i bombardamenti alleati che riescono a fermare completamente la produzione tedesca e nel frattempo un Hitler sempre più lontano dalla realtà[19] e che minaccia una distruzione totale in caso di sconfitta. A peggiorare questa situazione contribuisce una serie di ordini sbagliati come quello di usare V2 invece di concentrarsi su armi di difesa aerea e di usare i caccia al fronte e non per contrastare l'aviazione nemica. Speer entra per la prima volta in contatto con i prigionieri dei campi di concentramento nazisti adottati dall'industria bellica e ne resta profondamente impressionato.[20] Speer racconta anche dell'attentato del 20 luglio, in cui si trova a casa di Goebbels mentre Berlino viene circondata da truppe militari con l'ordine di arrestare i gerarchi del partito e assiste alla conversazione tra Goebbels e Otto Ernst Remer dove quest'ultimo viene convinto dal primo che Hitler è ancora vivo. Dopo l'attentato, vi è una serie di epurazioni contro i generali e i dirigenti che sono o si credono coinvolti in azioni antigovernative e lo stesso Speer rischia di rimanerne coinvolto in quanto, in una scheda trovata successivamente, i ribelli lo avevano indicato come possibile Ministro degli Armamenti nella Germania posthitleriana, tuttavia Speer, riconfermando a Hitler stesso la sua lealtà, riesce a sfuggire alla paranoia dei dirigenti del partito.

Una descrizione della gerarchia del Reich

Le memorie di Speer hanno rivoluzionato lo studio della Germania nazista. Prima dell'uscita del libro la visione comune della nazione era quella di un paese monolitico e che fosse precipitato solo nelle fasi finali del conflitto. La realtà che Speer mette in mostra è che la Germania era in preda a gravi problemi ben prima del disastro militare: conflitti interne, eccessiva burocrazia, lotte per il potere, sovrapposizioni di competenze, ignoranza e opportunismo. Speer arriva a definire quella di Hitler come una vera e propria corte. Secondo Speer, durante la metà degli anni 1930, dopo aver ottenuto poteri dittatoriali, Hitler aveva abitudini di lavoro estremamente instabili che comprendevano il rimanere alzati fino a tardi (in genere fino alle 5:00 o 6:00) e poi dormire fino a mezzogiorno, passare ore e ore ai pasti e feste del tè, e di sprecare sia il suo tempo e che quello dei suoi colleghi con film e lunghi, ripetitivi e noiosi monologhi. Il sistema nazista era, dal suo leader in giù, molto insufficiente e carente e la stessa leadership, impegnata in scontri di potere e coinvolta da una sostanziale ambiguità dei compiti, non riusciva a coordinarsi e a dare al paese risposte adeguate nei periodi più bui.

Note

  1. ^ "Fino a un certo livello, i membri del partito venivano educati a pensare che la grande politica fosse una faccenda troppo complicata perché essi potessero comprenderla e giudicarla. Uno, quindi, si sentiva sempre privo di responsabilità. Tutta la struttura del sistema tendeva a non lasciar neppure nascere conflitti di coscienza. Ne derivava l'assoluta infecondità degli scambi di vedute, perché tutti avevano le stesse idee. La reciproca conferma delle opinioni non aveva alcun senso, trattandosi di opinioni uniformi. [...] Noi eravamo predisposti fin dalla giovinezza ad accettare questo genere di cose, i nostri principi fondamentali erano ancora quelli dello stato autoritario, appartenevamo anzi a un'epoca in cui la guerra, con le sue leggi, aveva accentuato il carattere gerarchico dello stato autoritario. Le nostre esperienze ci avevano probabilmente preparati a un modo di pensare che trovammo poi tradotto nella concezione hitleriana. Avevamo nel sangue l'idea dell'ordine rigoroso, idea che ci faceva apparire fiacca, tentennante, incerta la liberalità della Repubblica di Weimar" p.40 cap. IV
  2. ^ “I Grandi del partito si fronteggiavano l’un l’altro, invidiandosi reciprocamente come diadochi in attesa. Fino dai primi tempi c’erano state molte lotte fra Goebbels, Göring, Rosenberg, Ley, Himmler, von Ribbentrop e Hess per la conquista delle migliori posizioni.”
  3. ^ “Quest’ordine sa anch’esso a dimostrare come la mente di Hitler lavorasse fuori dalla realtà e i suoi pensieri procedessero su due binari paralleli. Da una parte egli voleva che la Germania, avendo ormai sfidato il destino, combattesse per la vita o per la morte, dall’altra non sapeva rinunciare al grandioso giocattolo urbanistico che si era creato.” p.203 cap.XII
  4. ^ “Ero abituato a lavorare intensamente e non riuscivo, all’inizio, ad assuefarmi neanche mentalmente allo sperpero di tempo di Hitler. Capivo benissimo che Hitler potesse desiderare di concludere la sua giornata nell’ozio e nella noia, ma mi sembrava che sei ore in media di questo <<rilassamento>> fossero un po’ troppe, e che fossero proporzionalmente troppo poche in rispetto alle ore dedicate al lavoro vero e proprio.” p. 158 cap IX
  5. ^ “La furia con cui Hitler premeva perché la costruzione della nuova Cancelleria procedesse rapidamente aveva le sue radici lontane nella preoccupazione che egli nutriva per la propria salute. Temeva seriamente che non gli restasse più molto da vivere.” pag. 125 cap. VIII
  6. ^ “Nel giro di pochi giorni avevo assistito all’avvicendarsi di quelle contraddizioni che caratterizzavano profondamente la natura di Hitler, ma vi avevo assistito senza comprenderne, allora, tutta la gravità. Partendo dall’uomo conscio della propria responsabilità, per arrivare fino al nichilista senza umanità e senza scrupoli, Hitler riuniva in sé i contrasti più stridenti.” pag. 208 cap. XII
  7. ^ "Questo sviluppo permetteva di seguire, nel breve ciclo di un ventennio circa, un processo per il quale sarebbero occorsi, in condizioni normali, dei secoli. Processo che andava dalle costruzioni doriche della prima età classica alle strutture complesse e involute delle facciate barocche del tardo ellenismo, come quelle di Baalbek, dagli edifici romanici del primo Medioevo, al gotico degenerato del tardo Medioevo. Se avessi saputo essere più conseguente, avrei dovuto continuare il discorso, dire che, proprio come nel tardo impero, anche nei miei progetti urbanistici si preannunciava la fine di un regime, che, in certo modo, la caduta di Hitler si preannunciava confusamente in essi." pag. 194 cap. XI
  8. ^ “Non erano trascorsi sei mesi dalla mia nomina, che già in tutti i settori affidati a noi la produzione era aumentata. Secondo le statistiche ufficiali della produzione degli armamenti, nell’agosto 1942 vi erano stati, rispetto al mese di febbraio dello stesso anno, aumenti percentuali che andavano dal 27% per le armi al 25% per i carrarmati e addirittura al 97% (quasi un raddoppio, quindi) per le munizioni. Nel complesso, l’aumento della produzione degli armamenti era stato, in questo periodo, del 59,6%.” pag. 253 cap.XV
  9. ^ “Il notevolissimo aumento della produzione non fu dovuto soltanto ai criteri organizzativi adottati, ma anche, in non piccola misura, alla conduzione democratica dell’impresa. Dimostravamo così, almeno fino a prova contraria, la nostra fiducia nei dirigenti responsabili dell’industria, premiavamo lo spirito d’iniziativa, stimolavamo il senso di responsabilità, davamo ai nostri collaboratori il piacere di prendere decisioni: tutte cose che in Germania non si conoscevano più da tempo.” pag. 254 cap. XV
  10. ^ “Hitler, infatti, aveva grande stima del fisico Philipp Lenard, Premio nobel 1920, e che nel gruppo degli scienziati tedeschi era uno dei pochissimi nazionalsocialisti della prima ora, e Lenard gli aveva messo in testa che gli ebrei compivano un'azione disgregatrice attraverso la fisica nucleare e la teoria della relatività. Memore di questi insegnamenti del suo illustre compagno di partito, Hitler chiamava spesso parlando con i suoi commensali, “fisica ebraica” la fisica nucleare.” pag. 275 cap. XVI
  11. ^ "“Erano bastati nove anni di potere per corrompere la classe dirigente, al punto che essa era ormai incapace, anche nel momento più critico della guerra, di rinunciare al suo dispendioso modo di vivere. Gli <<obblighi di rappresentanza>> costringevano tutta questa gente a possedere grandi palazzi, cascine di caccia, terre e castelli, servitorame in abbondanza, tavole ben fornite e cantine sceltissime." pag.260 cap.XVI
  12. ^ "Gli dicevo che la guerra in atto era anche il conflitto fra due sistemi organizzativi: <<il nostro sistema superorganizzativo e l'arte dell'improvvisazione in cui è maestro il nostro avversario>>. Se non riuscivamo a darci un diverso sistema organizzativo, soggiungevo, i fatti permetteranno ai posteri di dire che un sistema come il nostro, pesante, superato, ancorato alla tradizione, non poteva non soccombere" pag.257 cap. XV
  13. ^ “Il comandante supremo dell'esercito sarebbe intervenuto solo in casi particolarissimi e di estrema urgenza. Il fatto, invece, che il comandante supremo desse istruzioni dettagliate ai tecnici militari usciva dalle buone tradizioni ed era cosa, oltre che insolita, dannosa, perché privava gli ufficiali di ogni responsabilità e li educava all'indifferenza.” pag. 282 cap. XVII
  14. ^ "Com'è naturale, Hitler ordinava che tutto l'arco del fronte fosse tenuto in ogni caso e a ogni costo, e altrettanto naturalmente avveniva che dopo qualche giorno o settimana lo schieramento tedesco fosse scavalcato dalle forze sovietiche." pag.365 cap. XXI
  15. ^ "Il fatto che Goebbels criticasse Hitler ci dava la misura politica della catastrofe di Stalingrado: Goebbels aveva incominciato a dubitare della stella di Hitler e quindi della vittoria, e noi con lui." pag.309 cap. XVIII
  16. ^ "La fuga dalla realtà, che diventava un fenomeno sempre più generale, non era una caratteristica del regime nazionalsocialista. Ma mentre in situazioni normali chi si allontana dalla realtà viene corretto dal mondo che lo circonda mediante la critica, l dileggio, il discredito, nel Terzo Reich simili correttivi non esistevano, e non esistevano per la classe dirigente. Per questi, anzi, ogni idea illusoria, ogni autoinganno, si moltiplicava come in un gioco di specchi, e con il suo ripetersi e moltiplicarsi sembrava acquistare una realtà: una realtà immaginaria senza più alcun nesso con la fosca realtà delle cose." pag. 348 cap. XX
  17. ^ "Ma Hitler e i suoi collaboratori militari credevano di poter dirigere la guerra a tavolino. Non conoscevano l'inverno russo né le condizioni delle strade russe né i disagi dei soldati, costretti a vivere in buche scavate nel terreno, privi di equipaggiamento adeguato, paralizzati dal gelo, ogni capacità di resistenza spezzata da tempo. Erano unità ridotte allo stremo. Ma in sede di <<gran rapporto>> Hitler le considerava come unità in piena efficienza e come tali le impiegava e ne giudicava il comportamento." pp.363-364 cap. XXI
  18. ^ "Nelle settimane e nei mesi seguenti mi resi sempre più chiaramente conto della distanza che correva fra Hitler e me: distanza che cresceva ormai inesorabilmente. Nulla è più difficile che ricostituire un'autorità compromessa anche una sola volta. [...] Nonostante tutto, neppure questa esperienza valse a suscitare in me niente più che la vaga ombra di dubbio sull'ambigua natura di questo sistema di governo. La cosa che mi indignava, piuttosto, era che i dirigenti continuassero a risparmiare a se stessi quei sacrifici che invece imponevano al popolo; che disponessero di valori e di uomini senza alcun riguardo o limite; che continuassero a tramare miserabili intrighi, senza vergognarsi di scoprire così la loro bassezza morale. Tutto ciò può aver contribuito al mio graduale distacco." pag. 411-412 cap. XXIII
  19. ^ "Non c'è dubbio che egli [Hitler] si rendesse freddamente conto degli eventi militari, ma li trasponeva nella sfera della sua fede e nella stessa sconfitta vedeva un astro apportatore di vittoria, tenuto nascostamente in serbo per lui dalla Provviddenza. [...] Se c'era qualcosa di morboso in Hitler, era questa fede incrollabile nella propria buona stella. Hitler era, sì, il tipo dell'uomo credente, sennonché la sua capacità di credere era degenerata nella fede in sé stesso." pag.426 cap. XXIV
  20. ^ "Le condizioni in cui questi prigionieri erano costretti a lavorare erano, lo riconosco, semplicemente barbare. Un senso di colpa personale si impadronisce di me e mi trafigge la coscienza ogni volta che vi ripenso" e "Mi turba molto di più il fatto di non aver saputo scoprire nei volti dei prigionieri lo spettro di quel sistema, la cui esistenza cercavo allora di prolungare ad ogni costo per settimane e mesi di folle ossessione. Non riuscivo a concepire la diversa posizione morale, esterna al sistema, che avrei dovuto assumere." dal capitolo XXV

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